Ospedale del Nord Barese, Spaccavento lascia il progetto. «Nei prossimi giorni nuovo coordinatore»
«Le dimissioni di Spaccavento sono state un trauma»
mercoledì 8 agosto 2018
11.09
Nei giorni scorsi il dott. Felice Spaccavento, tra i promotori del progetto dell'ospedale unico del Nord Barese e figura importante nel tentativo di congiungere istituzioni, utenti e operatori sanitari delle strutture ospedaliere del nord barese, ha deciso di defilarsi dal progetto in segno di protesta per la mancata attuazione, a distanza di quasi due anni, di quella che fu denominata la "Carta di Ruvo". Un patto sottoscritto tra il presidente della Regione, il comitato spontaneo dei cittadini e le istituzioni che abbracciava l'idea di un grande ospedale che potesse servire tutto il territorio del nord barese, divenendo centro di eccellenza.
La Carta di Ruvo, ad oggi, non ha avuto seguito.
Oggi gli attivisti di quel movimento di cittadini che vollero impegnarsi per l'attivazione dell'ospedale unico del nord barese tornano sull'argomento, partendo dalle dimissioni di Spaccavento, per ribadire la necessità di dar vita ad un unico ospedale per il nord barese.
«Le dimissioni del dr. Spaccavento sono state un trauma anche per noi. Ma hanno avuto il merito di smuovere le acque e di attirare l'attenzione sul discorso dell'Ospedale Unico. Noi vogliamo allargare ulteriormente la platea degli interlocutori attraverso un giro informativo e di consultazione con i rappresentanti politico-istituzionali del territorio oltre che regionali. Nei prossimi giorni nomineremo il nuovo Coordinatore.
Vogliamo fare la nostra parte per creare un clima di confronto costruttivo che miri all'obiettivo essenziale: tutelare la salute pubblica in un Territorio di 200mila persone che rischia il genocidio sanitario se le poche, scarse e sparse strutture non saranno velocemente accorpate e ottimizzate in un Ospedale Unico» si legge nella nota.
«Nessuno può in buona coscienza prendersi questa responsabilità. Noi siamo a disposizione per aiutare a capire, e per capire noi stessi quali sono gli ostacoli effettivi che ancora si frappongono a questi obiettivi minimi di civiltà.
All'esercizio effettivo del Diritto alla Salute garantito dall'art. 32 della nostra Costituzione.
Diciamo NO alla desertificazione sanitaria delle già insufficienti strutture attuali.
Diciamo NO al trasferimento forzoso di tali strutture altrove.
Diciamo NO all'allungamento dei tempi e dei percorsi di cura che questi trasferimenti comporterebbero con grave danno della prestazione sanitaria per tutti i Cittadini di Molfetta, Corato, Terlizzi, Giovinazzo, Bitonto, Ruvo e relative frazioni.
Diciamo NO alla logica di smembramento e desertificazione sanitaria di un Territorio che paga già oggi pesantemente colpe non sue.
Diciamo NO al genocidio sanitario cui verrebbero condannati 200mila cittadini incolpevoli, vittima dell'incapacità dei propri pubblici amministratori o di giochi spartitori che riservano loro il destino di prede e vittime».
La Carta di Ruvo, ad oggi, non ha avuto seguito.
Oggi gli attivisti di quel movimento di cittadini che vollero impegnarsi per l'attivazione dell'ospedale unico del nord barese tornano sull'argomento, partendo dalle dimissioni di Spaccavento, per ribadire la necessità di dar vita ad un unico ospedale per il nord barese.
«Le dimissioni del dr. Spaccavento sono state un trauma anche per noi. Ma hanno avuto il merito di smuovere le acque e di attirare l'attenzione sul discorso dell'Ospedale Unico. Noi vogliamo allargare ulteriormente la platea degli interlocutori attraverso un giro informativo e di consultazione con i rappresentanti politico-istituzionali del territorio oltre che regionali. Nei prossimi giorni nomineremo il nuovo Coordinatore.
Vogliamo fare la nostra parte per creare un clima di confronto costruttivo che miri all'obiettivo essenziale: tutelare la salute pubblica in un Territorio di 200mila persone che rischia il genocidio sanitario se le poche, scarse e sparse strutture non saranno velocemente accorpate e ottimizzate in un Ospedale Unico» si legge nella nota.
«Nessuno può in buona coscienza prendersi questa responsabilità. Noi siamo a disposizione per aiutare a capire, e per capire noi stessi quali sono gli ostacoli effettivi che ancora si frappongono a questi obiettivi minimi di civiltà.
All'esercizio effettivo del Diritto alla Salute garantito dall'art. 32 della nostra Costituzione.
Diciamo NO alla desertificazione sanitaria delle già insufficienti strutture attuali.
Diciamo NO al trasferimento forzoso di tali strutture altrove.
Diciamo NO all'allungamento dei tempi e dei percorsi di cura che questi trasferimenti comporterebbero con grave danno della prestazione sanitaria per tutti i Cittadini di Molfetta, Corato, Terlizzi, Giovinazzo, Bitonto, Ruvo e relative frazioni.
Diciamo NO alla logica di smembramento e desertificazione sanitaria di un Territorio che paga già oggi pesantemente colpe non sue.
Diciamo NO al genocidio sanitario cui verrebbero condannati 200mila cittadini incolpevoli, vittima dell'incapacità dei propri pubblici amministratori o di giochi spartitori che riservano loro il destino di prede e vittime».