Olio, i produttori dal Prefetto per chiedere controlli contro le truffe
Tutte le problematiche e i suggerimenti d'azione in un documento all'attenzione dei ministri Gualtieri e Bellanova
sabato 10 ottobre 2020
Un gioco di squadra tra chi lotta quotidianamente in campagna per un Paese e una Puglia migliore e lo Stato che deve intensificare i controlli e stanare i furbi che continuano ad arricchirsi con truffe e speculazioni.
È quanto hanno proposto i rappresentanti degli olivicoltori ieri mattina al Prefetto di Bari, Antonella Bellomo, durante un incontro tenutosi presso la prefettura del capoluogo.
Cia Puglia, Assoproli, Associazione Restart e Consorzio Oliveti d'Italia hanno consegnato nelle mani del Prefetto un documento destinato ai Ministri Gualtieri e Bellanova e ai massimi rappresentanti delle forze dell'ordine.
«Alla vigilia della nuova campagna olearia poniamo alla vostra attenzione un fenomeno che pregiudica il reddito di migliaia di aziende, crea concorrenza sleale, altera le regole di mercato ed è fonte di enorme elusione fiscale: l'olio di carta - denunciano i rappresentanti degli olivicoltori nel documento -. Gli interessi e la molteplicità degli operatori impegnati in questo lucroso affare sono così numerosi da rendere poco incisivi i tantissimi sforzi fatti dallo Stato».
Diverse e molto ben circostanziate le situazioni portate all'attenzione del Prefetto: dalle aziende agricole cartiere, a frantoi e finte cooperative che dichiarano rese molto superiori alla media fuori stagione, fino ai centri di commercio all'ingrosso di olive e ai trasporti delle stesse.
«Vorremmo intraprendere un percorso di collaborazione per difendere le aziende oneste», concludono gli olivicoltori.
Il Prefetto Bellomo ha assicurato che inoltrerà immediatamente il documento alle autorità nazionali e che affronterà questa problematica nel corso del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, in programma la prossima settimana, per cercare di bloccare sul nascere questi fenomeni denunciati.
Il fenomeno "olio di carta" introduce e nazionalizza olio di provenienza estera. Come si legge nel lungo documento presentato dai rappresentati dei produttori olivicoli all'attenzione del Prefetto e dei Ministri «Da molti anni sono tantissimi gli sforzi messi in campo per arginare questo fenomeno ma, molto probabilmente, gli interessi e la molteplicità degli operatori impegnati in questo lucroso affare sono così numerosi da rendere, a nostro avviso, poco incisiva l'attività di controllo.
Quest'anno siamo più preoccupati del solito, - scrivono - perché con una campagna che non si presenta particolarmente abbondante, con i consumi di "Prodotto Italiano" che continuano a crescere, la tentazione e l'opportunità di produrre fittiziamente olio italiano temiamo possa coinvolgere molti operatori.
Questo fenomeno, infatti, oltre a tutti i danni di mercato che sta generando sta aprendo la via dell'olio a operatori, investitori e imprenditori più attratti dai vantaggi finanziari e fiscali procurati da tale attività illecita che dai leciti guadagni dell'attività tradizionale».
Quella dei produttori è una «richiesta disperata di sostegno e aiuto» affinchè il settore possa godere di concorrenza leale e non essere oscurato da attività di frode, truffa e riciclaggio. Nella richiesta, anche suggerimenti per arginare il fenomeno e per rendere più problematiche le attività illecite.
«In primo luogo, andrebbe probabilmente capovolto l'approccio sull'origine della frode: l'olio di carta si genera nelle "aziende agricole cartiere" che hanno bisogno - o interesse - di fatturare perché senza imposizione fiscale ripuliscono liquidità provenienti da altre attività. A nostro avviso è poco produttivo, ai fini del contrasto di questo fenomeno, controllare le piccole aziende condotte in maniera diretta dagli agricoltori, i grandi numeri infatti si fanno con poche grandi aziende la cui proprietà spesso è riconducibile a soggetti che svolgono attività dove è facile generare "nero" che necessità di essere fatturato».
La proposta è quella di effettuare uno screening delle aziende, analizzandone il livello di manodopera, costi di gestione e redditività: «Forse potremmo scoprire che queste aziende non hanno avuto cali di produzione né negli anni di siccità, né quando ci sono state gelate o eventi atmosferici negativi né tantomeno con attacchi di parassiti che hanno interessato areali limitrofi alle stesse: si pensi alla xylella, alla mosca o altro».
All'attenzione dei Ministri anche frantoi, o finte cooperative, che producono prevalentemente solo oli di qualità, in zone dove si produce normalmente poco olio extravergine, oppure i frantoi che hanno rese medie di produzione di olio puntualmente più alte rispetto ad operatori presenti nello stesso territorio o rispetto alle vere cooperative olivicole.
«Ancora più interessanti sarebbero quei frantoi che, a quanto si mormora, sembra siano sempre gli stessi, che in giro per l'Italia avviano l'attività di estrazione da olive già dal mese di settembre, che ci sia caldo o pioggia, siccità o abbondanza: guarda caso si potrebbe scoprire, ad esempio, che vendono sempre agli stessi operatori e molto probabilmente vengono riforniti dalle stesse aziende agricole tutti gli anni. Non ci sorprenderebbe neanche scoprire che, nonostante raccolgano le olive quando a tutti gli altri agricoltori sono ancora acerbe, abbiano rese in olio addirittura più alte».
Fanno poi riferimento ai valori di scambio del prodotto olio, ai prezzi sul mercato sin troppo bassi che, scrivono i produttori, potrebbero esser determinati da: «fatturazione come extravergine italiano di prodotto che di italiano ha solo il luogo di fatturazione - oppure - olio difettato, vergine o lampante, fatturato come extravergine».
Sotto la lente d'ingrandimento anche il proliferare dei centri di commercio all'ingrosso di olive che desta preoccupazioni in merito a «problemi di reale rispetto delle norme sanitarie e delle regole sulla tracciabilità», fenomeno che genera anche una concorrenza sleale.
«Vorremmo, attraverso questa presa di posizione, avviare un percorso di collaborazione, laddove lo doveste ritenere opportuno, con le Istituzioni preposte ai controlli e con altri operatori della filiera per portare notizie, esperienze, conoscenze e voci in maniera puntuale all'attenzione di chi come noi, in modo onesto e senza risparmiare fatica, lotta quotidianamente per un Paese migliore» - conclude il documento.
È quanto hanno proposto i rappresentanti degli olivicoltori ieri mattina al Prefetto di Bari, Antonella Bellomo, durante un incontro tenutosi presso la prefettura del capoluogo.
Cia Puglia, Assoproli, Associazione Restart e Consorzio Oliveti d'Italia hanno consegnato nelle mani del Prefetto un documento destinato ai Ministri Gualtieri e Bellanova e ai massimi rappresentanti delle forze dell'ordine.
«Alla vigilia della nuova campagna olearia poniamo alla vostra attenzione un fenomeno che pregiudica il reddito di migliaia di aziende, crea concorrenza sleale, altera le regole di mercato ed è fonte di enorme elusione fiscale: l'olio di carta - denunciano i rappresentanti degli olivicoltori nel documento -. Gli interessi e la molteplicità degli operatori impegnati in questo lucroso affare sono così numerosi da rendere poco incisivi i tantissimi sforzi fatti dallo Stato».
Diverse e molto ben circostanziate le situazioni portate all'attenzione del Prefetto: dalle aziende agricole cartiere, a frantoi e finte cooperative che dichiarano rese molto superiori alla media fuori stagione, fino ai centri di commercio all'ingrosso di olive e ai trasporti delle stesse.
«Vorremmo intraprendere un percorso di collaborazione per difendere le aziende oneste», concludono gli olivicoltori.
Il Prefetto Bellomo ha assicurato che inoltrerà immediatamente il documento alle autorità nazionali e che affronterà questa problematica nel corso del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, in programma la prossima settimana, per cercare di bloccare sul nascere questi fenomeni denunciati.
Il fenomeno "olio di carta" introduce e nazionalizza olio di provenienza estera. Come si legge nel lungo documento presentato dai rappresentati dei produttori olivicoli all'attenzione del Prefetto e dei Ministri «Da molti anni sono tantissimi gli sforzi messi in campo per arginare questo fenomeno ma, molto probabilmente, gli interessi e la molteplicità degli operatori impegnati in questo lucroso affare sono così numerosi da rendere, a nostro avviso, poco incisiva l'attività di controllo.
Quest'anno siamo più preoccupati del solito, - scrivono - perché con una campagna che non si presenta particolarmente abbondante, con i consumi di "Prodotto Italiano" che continuano a crescere, la tentazione e l'opportunità di produrre fittiziamente olio italiano temiamo possa coinvolgere molti operatori.
Questo fenomeno, infatti, oltre a tutti i danni di mercato che sta generando sta aprendo la via dell'olio a operatori, investitori e imprenditori più attratti dai vantaggi finanziari e fiscali procurati da tale attività illecita che dai leciti guadagni dell'attività tradizionale».
Quella dei produttori è una «richiesta disperata di sostegno e aiuto» affinchè il settore possa godere di concorrenza leale e non essere oscurato da attività di frode, truffa e riciclaggio. Nella richiesta, anche suggerimenti per arginare il fenomeno e per rendere più problematiche le attività illecite.
«In primo luogo, andrebbe probabilmente capovolto l'approccio sull'origine della frode: l'olio di carta si genera nelle "aziende agricole cartiere" che hanno bisogno - o interesse - di fatturare perché senza imposizione fiscale ripuliscono liquidità provenienti da altre attività. A nostro avviso è poco produttivo, ai fini del contrasto di questo fenomeno, controllare le piccole aziende condotte in maniera diretta dagli agricoltori, i grandi numeri infatti si fanno con poche grandi aziende la cui proprietà spesso è riconducibile a soggetti che svolgono attività dove è facile generare "nero" che necessità di essere fatturato».
La proposta è quella di effettuare uno screening delle aziende, analizzandone il livello di manodopera, costi di gestione e redditività: «Forse potremmo scoprire che queste aziende non hanno avuto cali di produzione né negli anni di siccità, né quando ci sono state gelate o eventi atmosferici negativi né tantomeno con attacchi di parassiti che hanno interessato areali limitrofi alle stesse: si pensi alla xylella, alla mosca o altro».
All'attenzione dei Ministri anche frantoi, o finte cooperative, che producono prevalentemente solo oli di qualità, in zone dove si produce normalmente poco olio extravergine, oppure i frantoi che hanno rese medie di produzione di olio puntualmente più alte rispetto ad operatori presenti nello stesso territorio o rispetto alle vere cooperative olivicole.
«Ancora più interessanti sarebbero quei frantoi che, a quanto si mormora, sembra siano sempre gli stessi, che in giro per l'Italia avviano l'attività di estrazione da olive già dal mese di settembre, che ci sia caldo o pioggia, siccità o abbondanza: guarda caso si potrebbe scoprire, ad esempio, che vendono sempre agli stessi operatori e molto probabilmente vengono riforniti dalle stesse aziende agricole tutti gli anni. Non ci sorprenderebbe neanche scoprire che, nonostante raccolgano le olive quando a tutti gli altri agricoltori sono ancora acerbe, abbiano rese in olio addirittura più alte».
Fanno poi riferimento ai valori di scambio del prodotto olio, ai prezzi sul mercato sin troppo bassi che, scrivono i produttori, potrebbero esser determinati da: «fatturazione come extravergine italiano di prodotto che di italiano ha solo il luogo di fatturazione - oppure - olio difettato, vergine o lampante, fatturato come extravergine».
Sotto la lente d'ingrandimento anche il proliferare dei centri di commercio all'ingrosso di olive che desta preoccupazioni in merito a «problemi di reale rispetto delle norme sanitarie e delle regole sulla tracciabilità», fenomeno che genera anche una concorrenza sleale.
«Vorremmo, attraverso questa presa di posizione, avviare un percorso di collaborazione, laddove lo doveste ritenere opportuno, con le Istituzioni preposte ai controlli e con altri operatori della filiera per portare notizie, esperienze, conoscenze e voci in maniera puntuale all'attenzione di chi come noi, in modo onesto e senza risparmiare fatica, lotta quotidianamente per un Paese migliore» - conclude il documento.