Nucleare, GAL e Slow Food: «Giù le mani dalla Murgia»
De Benedittis: «La Murgia è madre, ogni ombra di insediamento nucleare è bene che stia lontana»
giovedì 7 gennaio 2021
L'ombra dei rifiuti nucleari si allunga sinistra sulla Murgia, a seguito della pubblicazione della mappa nazionale di aree idonee ad ospitare rifiuti nucleari, con l'indicazione di numerosi siti possibili proprio a cavallo tra Puglia a Basilicata, lungo la dorsale murgiana. «Questa carta geografica dei siti potenzialmente utili sarà oggetto di osservazioni nei sessanta giorni successivi alla sua pubblicazione, ma il suo esordio inquieta non poco gli stakeholders del territorio, in particolare quelli attivi nell'area del Parco Nazionale dell'Alta Murgia». È questa la nitida presa di posizione del Gruppo di Azione Locale "Le Città di Castel del Monte".
«La notizia di un evento che era comunque nell'aria ci lascia sempre e comunque perplessi, – sottolinea il presidente del GAL Michelangelo de Benedittis, – perché negli anni abbiamo osservato impotenti la devastazione compiuta ed il conseguente imbarbarimento di aree naturali meravigliose. La sola eventualità della realizzazione di un sito di stivaggio di scorie ci atterrisce – prosegue – perché cade in un momento in cui l'attenzione al rilancio di questo unicum naturalistico e culturale è ai suoi massimi livelli, su un luogo dagli equilibri ancora tenui, con un grande rischio idrogeologico.
La Murgia è madre, una genitrice di grande delicatezza che porta nel suo grembo centinaia di espressioni di biodiversità che vanno tutelate per il bene del destino della nostra terra. Noi tutti ci stiamo, infatti, impegnando moltissimo nel creare opportunità di rilancio turistico, soprattutto con finanziamenti in favore di privati ed enti pubblici e tante ancora ne verranno negli anni a venire.
Ma immaginare una coabitazione con questo spettro sarebbe di difficile conciliazione. Spero – conclude de Benedittis – che si apra al più presto un dibattito sereno ma determinato, nel quale si ribadisca un concetto: dalla nostra terra, ferita ed umiliata da anni di abbandono e di barbarie, ogni ombra di insediamento nucleare è bene che stia lontana».
Dello stesso avviso anche il Presidente della Condotta delle Murge Nicola Curci. «La tremenda notizia della pubblicazione della mappa di aree idonee ad ospitare rifiuti nucleari, con l'indicazione di o alle numerosi siti possibili proprio a cavallo tra Puglia a Basilicata, lungo la dorsale murgiana che si allunga da Spinazzola fino alle gravine di Laterza, è il peggiore auspicio di apertura per il tanto atteso 2021.
Gli ottimisti potranno eccepire che si tratti di una mera eventualità, di una ubicazione come possono essercene tante, in sette regioni su venti del nostro Paese. Che non esista alcuna sicurezza che un sito possa necessariamente essere posto in funzione nell'immediatezza. Che le centrali nucleari in Italia siano state ripudiate per volontà del popolo con il referendum del 1987, per poi essere chiuse definitivamente nel 1990 e che, per questo motivo, le scorie nucleari sarebbero pochissime. Ma il recente passato e le ferite aperte in questa porzione di territorio sono ancora troppo evidenti per non farci levare tempestivamente un grido di allarme.
Negli anni trascorsi, Slow Food Murge, assieme a tanti attori attenti ed intelligenti, ha gridato il proprio sdegno contro i mercanti di morte che hanno insozzato di fanghi tossici la nostra steppa, ricca di biodiversità come pochi territori italiani e mediterranei. Per anni abbiamo applaudito al dissenso contro la Murgia militarizzata dalle esercitazioni belliche, ribadendo l'inconciliabilità tra la missione ambientale ed il disegno qualunquista che aveva designato quest'area a poligono di tiro, in barba a un dissenso corposo e fragoroso.
Siamo scesi in piazza contro questa prevaricazione che ignorava senza appello il fatto che c delle prerogative agro- stessimo dedicando ad una lunga e lenta opera di recupero pastorali nell'istituendo Parco Nazionale dell'Alta Murgia, con cui Slow Food ha in essere una collaborazione forte e ambiziosa. In altri termini, non abbiamo fiducia delle manovre strategiche di chi prepara il piatto in un momento storico in cui la pubblica opinione è dispersa in mille rivoli, come mai è avvenuto nella storia repubblicana, anche per effetto della devastante pandemia di cui viviamo gli effetti.
Non cederemo il passo all'attendismo ed alla cecità: terremo gli occhi aperti, per restare vigili in un territorio che rivela bra ogni giorno caratteri straordinari e che fa innamorare di sé ogni viaggiatore che lo attraversi. Non lo faremo, perché ci sembra addirittura blasfemo lanciare questa mappatura soltanto cinque giorni dopo l'annuncio del ministro Costa, che destina ben 105 milioni di euro alla bonifica dei siti "orfani", una nuova categoria giuridica che individua quei luoghi inquinati che non hanno interesse né nazionale, né regionale e che, pertanto, restano senza opera di bonifica. E dire che avremmo volentieri immaginato una parte della nostra terra, magari una delle tante zone che circondano il Parco, destinataria di un intervento di bonifica.
Non resteremo indifferenti alle campane di pericolo di cui avvertiamo sinistri rintocchi: la Murgia non si tocca. Per questo siamo pronti alla mobilitazione, attraverso le forme di dissenso consentite dal nostro ordinamento giuridico e nel pieno rispetto della Carta costituzionale, di cui richiamiamo la potenza dell'articolo 21, la libertà di manifestazione del pensiero. Non abbiamo nella narcolessia del profitto ad ogni costo un'altra Terra. Non ci è stato dato un altro pianeta su cui rimediare agli errori commessi e con ogni mezzo. Siamo pronti alla Resistenza, oggi come ieri».
«La notizia di un evento che era comunque nell'aria ci lascia sempre e comunque perplessi, – sottolinea il presidente del GAL Michelangelo de Benedittis, – perché negli anni abbiamo osservato impotenti la devastazione compiuta ed il conseguente imbarbarimento di aree naturali meravigliose. La sola eventualità della realizzazione di un sito di stivaggio di scorie ci atterrisce – prosegue – perché cade in un momento in cui l'attenzione al rilancio di questo unicum naturalistico e culturale è ai suoi massimi livelli, su un luogo dagli equilibri ancora tenui, con un grande rischio idrogeologico.
La Murgia è madre, una genitrice di grande delicatezza che porta nel suo grembo centinaia di espressioni di biodiversità che vanno tutelate per il bene del destino della nostra terra. Noi tutti ci stiamo, infatti, impegnando moltissimo nel creare opportunità di rilancio turistico, soprattutto con finanziamenti in favore di privati ed enti pubblici e tante ancora ne verranno negli anni a venire.
Ma immaginare una coabitazione con questo spettro sarebbe di difficile conciliazione. Spero – conclude de Benedittis – che si apra al più presto un dibattito sereno ma determinato, nel quale si ribadisca un concetto: dalla nostra terra, ferita ed umiliata da anni di abbandono e di barbarie, ogni ombra di insediamento nucleare è bene che stia lontana».
Dello stesso avviso anche il Presidente della Condotta delle Murge Nicola Curci. «La tremenda notizia della pubblicazione della mappa di aree idonee ad ospitare rifiuti nucleari, con l'indicazione di o alle numerosi siti possibili proprio a cavallo tra Puglia a Basilicata, lungo la dorsale murgiana che si allunga da Spinazzola fino alle gravine di Laterza, è il peggiore auspicio di apertura per il tanto atteso 2021.
Gli ottimisti potranno eccepire che si tratti di una mera eventualità, di una ubicazione come possono essercene tante, in sette regioni su venti del nostro Paese. Che non esista alcuna sicurezza che un sito possa necessariamente essere posto in funzione nell'immediatezza. Che le centrali nucleari in Italia siano state ripudiate per volontà del popolo con il referendum del 1987, per poi essere chiuse definitivamente nel 1990 e che, per questo motivo, le scorie nucleari sarebbero pochissime. Ma il recente passato e le ferite aperte in questa porzione di territorio sono ancora troppo evidenti per non farci levare tempestivamente un grido di allarme.
Negli anni trascorsi, Slow Food Murge, assieme a tanti attori attenti ed intelligenti, ha gridato il proprio sdegno contro i mercanti di morte che hanno insozzato di fanghi tossici la nostra steppa, ricca di biodiversità come pochi territori italiani e mediterranei. Per anni abbiamo applaudito al dissenso contro la Murgia militarizzata dalle esercitazioni belliche, ribadendo l'inconciliabilità tra la missione ambientale ed il disegno qualunquista che aveva designato quest'area a poligono di tiro, in barba a un dissenso corposo e fragoroso.
Siamo scesi in piazza contro questa prevaricazione che ignorava senza appello il fatto che c delle prerogative agro- stessimo dedicando ad una lunga e lenta opera di recupero pastorali nell'istituendo Parco Nazionale dell'Alta Murgia, con cui Slow Food ha in essere una collaborazione forte e ambiziosa. In altri termini, non abbiamo fiducia delle manovre strategiche di chi prepara il piatto in un momento storico in cui la pubblica opinione è dispersa in mille rivoli, come mai è avvenuto nella storia repubblicana, anche per effetto della devastante pandemia di cui viviamo gli effetti.
Non cederemo il passo all'attendismo ed alla cecità: terremo gli occhi aperti, per restare vigili in un territorio che rivela bra ogni giorno caratteri straordinari e che fa innamorare di sé ogni viaggiatore che lo attraversi. Non lo faremo, perché ci sembra addirittura blasfemo lanciare questa mappatura soltanto cinque giorni dopo l'annuncio del ministro Costa, che destina ben 105 milioni di euro alla bonifica dei siti "orfani", una nuova categoria giuridica che individua quei luoghi inquinati che non hanno interesse né nazionale, né regionale e che, pertanto, restano senza opera di bonifica. E dire che avremmo volentieri immaginato una parte della nostra terra, magari una delle tante zone che circondano il Parco, destinataria di un intervento di bonifica.
Non resteremo indifferenti alle campane di pericolo di cui avvertiamo sinistri rintocchi: la Murgia non si tocca. Per questo siamo pronti alla mobilitazione, attraverso le forme di dissenso consentite dal nostro ordinamento giuridico e nel pieno rispetto della Carta costituzionale, di cui richiamiamo la potenza dell'articolo 21, la libertà di manifestazione del pensiero. Non abbiamo nella narcolessia del profitto ad ogni costo un'altra Terra. Non ci è stato dato un altro pianeta su cui rimediare agli errori commessi e con ogni mezzo. Siamo pronti alla Resistenza, oggi come ieri».