Nove lettere raccontano il Carnevale pugliese, la C è del Carnevale Coratino
Campagna di Pugliapromozione per proporre gli eventi della tradizione carnevalesca
domenica 9 febbraio 2020
La nuova campagna di febbraio di PugliaPromozione declina il claim della Puglia inaspettata, già utilizzato per Natale con il famoso albero di pomodorini appesi, dando vita alle nove lettere della parola "Carnevale" che, tra pennelli, colori, strumenti e fantasia di un cartapestaio, raffigurano alcune maschere pugliesi.
La campagna è online, sui canali social @WeAreinPuglia e negli aeroporti di Bari e Brindisi ad arrivi e partenze: nove lettere che compongono una scritta colorata, Carnevale, con l'accenno a nove diverse maschere della tradizione canevalesca pugliese.
Il tutto è raccontato anche in un video in cui un Maestro della cartapesta, tra ricordi, vissuti e autenticità, modella cartapesta e dipinge emozioni e tra un po' di storia e 'segreti' su come si realizza la cartapesta, mostra nella sua bottega alcuni momenti delle fasi della realizzazione lettera dopo lettera.
La prima lettera è la C del Carnevale Coratino, mascherata dalla maschera tipica del nostro Carnevale, U' Panzone, simbolo di falsa generosità e prepotente ostentazione di ricchezza che domina assieme a U Scerìff e la Vecchjaredde la storia carnevalesca della tradizione coratina.
Sulla prima A spunta la maschera tipica del carnevale di Gallipoli Lu Titoru, un ex militare che ama confondersi tra i giganti di cartapesta e la gente comune durante il corso mascherato; secondo la tradizione tornato dal militare, morì soffocato, preso dalla foga di poter mangiare di nuovo il suo piatto preferito.
Don Pancrazio Cucuzziello è la lettera R. Tipico protagonista del Carnevale di Bisceglie, è un ricco e avaro proprietario terriero, corteggiatore di giovani donne. La sua origine risale al '600 ma trova fama nell'800 nella Commedia dell'arte napoletana e persino francese.
Segue il Carnevale di Massafra, con le sue coreografie fatte da gruppi folkloristici e gente del luogo, e due maschere tipiche: Lu Pagghiuse alla lettera N, un contadino in abiti tipici, con bisaccia e cupa cupa e Gibergallo (lettera V), un simpatico pagliaccio in frac, con gallo al guinzaglio, che ha origine da Gilberto Gallo, un cittadino massafrese che ogni anno, amava mascherarsi così.
Ci si sposta a Manfredonia, con la sua bellissima sfilata delle meraviglie, per la E di Ze' Peppe, un allegro campagnolo che, esagerando con i festeggiamenti in paese, si ammala e muore l'ultimo giorno del Carnevale.
L'ultima A porta alla tradizione salentina de Lu Sciacuddhuzzi, tipico del carnevale di Aradeo, un piccolo uomo simile ad uno gnomo che durante la notte si diverte a fare scherzi e dispetti a grandi e piccini.
U' Monache Cercande, maschera tipica a Foggia, è la lettera L, e richiama la figura di un frate che chiedeva la questua tra le vie di Borgo Croci, lo storico quartiere della città in cui originariamente si festeggiava il Carnevale.
Nel lancio dei festeggiamenti del Carnevale che in Puglia anima il mese di febbraio tra tradizioni antiche, maschere e carri allegorici, a rappresentare l'ultima lettera E troviamo Farinella, tipica del Carnevale di Putignano, la festa mascherata più antica d'Italia con i suoi enormi carri allegorici, una maschera tradizionale che al tempo stesso rappresenta anche un piatto tipico della gastronomia locale.
La campagna è online, sui canali social @WeAreinPuglia e negli aeroporti di Bari e Brindisi ad arrivi e partenze: nove lettere che compongono una scritta colorata, Carnevale, con l'accenno a nove diverse maschere della tradizione canevalesca pugliese.
Il tutto è raccontato anche in un video in cui un Maestro della cartapesta, tra ricordi, vissuti e autenticità, modella cartapesta e dipinge emozioni e tra un po' di storia e 'segreti' su come si realizza la cartapesta, mostra nella sua bottega alcuni momenti delle fasi della realizzazione lettera dopo lettera.
La prima lettera è la C del Carnevale Coratino, mascherata dalla maschera tipica del nostro Carnevale, U' Panzone, simbolo di falsa generosità e prepotente ostentazione di ricchezza che domina assieme a U Scerìff e la Vecchjaredde la storia carnevalesca della tradizione coratina.
Sulla prima A spunta la maschera tipica del carnevale di Gallipoli Lu Titoru, un ex militare che ama confondersi tra i giganti di cartapesta e la gente comune durante il corso mascherato; secondo la tradizione tornato dal militare, morì soffocato, preso dalla foga di poter mangiare di nuovo il suo piatto preferito.
Don Pancrazio Cucuzziello è la lettera R. Tipico protagonista del Carnevale di Bisceglie, è un ricco e avaro proprietario terriero, corteggiatore di giovani donne. La sua origine risale al '600 ma trova fama nell'800 nella Commedia dell'arte napoletana e persino francese.
Segue il Carnevale di Massafra, con le sue coreografie fatte da gruppi folkloristici e gente del luogo, e due maschere tipiche: Lu Pagghiuse alla lettera N, un contadino in abiti tipici, con bisaccia e cupa cupa e Gibergallo (lettera V), un simpatico pagliaccio in frac, con gallo al guinzaglio, che ha origine da Gilberto Gallo, un cittadino massafrese che ogni anno, amava mascherarsi così.
Ci si sposta a Manfredonia, con la sua bellissima sfilata delle meraviglie, per la E di Ze' Peppe, un allegro campagnolo che, esagerando con i festeggiamenti in paese, si ammala e muore l'ultimo giorno del Carnevale.
L'ultima A porta alla tradizione salentina de Lu Sciacuddhuzzi, tipico del carnevale di Aradeo, un piccolo uomo simile ad uno gnomo che durante la notte si diverte a fare scherzi e dispetti a grandi e piccini.
U' Monache Cercande, maschera tipica a Foggia, è la lettera L, e richiama la figura di un frate che chiedeva la questua tra le vie di Borgo Croci, lo storico quartiere della città in cui originariamente si festeggiava il Carnevale.
Nel lancio dei festeggiamenti del Carnevale che in Puglia anima il mese di febbraio tra tradizioni antiche, maschere e carri allegorici, a rappresentare l'ultima lettera E troviamo Farinella, tipica del Carnevale di Putignano, la festa mascherata più antica d'Italia con i suoi enormi carri allegorici, una maschera tradizionale che al tempo stesso rappresenta anche un piatto tipico della gastronomia locale.