Migranti, Coldiretti Puglia: grande risorsa per agricoltura regionale
L'associazione chiede subito riforma Caselli reati agroalimentari
domenica 15 luglio 2018
18.40
Per spezzare la catena dello sfruttamento occorre affiancare le norme sul caporalato con l'approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari, presentate dall'apposita commissione presieduta da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell'Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti e mettere freno alla piaga del caporalato bianco. E' quanto emerso nel corso dell'Assemblea Nazionale di Coldiretti.
Dalle conserve di pomodoro cinesi all'ortofrutta sudamericana a quella africana in vendita nei supermercati italiani fino ai fiori del Kenya, quasi un prodotto agroalimentare su cinque che arriva in Italia dall'estero – denuncia Coldiretti Puglia - non rispetta le normative in materia di tutela dei lavoratori – a partire da quella sul caporalato – vigenti nel nostro Paese.
"Le imprese agricole che rischiano – denuncia il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele - per una qualsiasi lieve omissione commessa, prima punita con una sanzione amministrativa anche di poche decine di euro, di rispondere di un grave reato penale davanti ad un Giudice, al contempo devono assistere impotenti al comportamento di soggetti che approfittano della disponibilità di manodopera a basso costo sul mercato interno ed internazionale e, per di più, devono affrontare il "caporalato bianco" della competizione tra prodotti italiani e stranieri, agevolati questi ultimi da forme di "dumping sociale e sanitario" che consente loro di ottenere il miglior prezzo possibile sul mercato".
Da sottolineare, poi, che la filiera agroalimentare, dalla produzione agricola al commercio all'ingrosso fino ad arrivare alla distribuzione organizzata, non è quasi mai governata – aggiunge Coldiretti Puglia - da leggi che contrastino efficacemente l'abuso di potere economico da parte di alcune componenti della filiera rispetto ad altre più deboli.
"I prodotti dell'agricoltura italiana passano nelle mani dei lavoratori stranieri – ha aggiunto Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia - che rappresentano circa il 25 per cento del numero complessivo di giornate di occupazione del settore e rappresentano, quindi, una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo. Sono 134mila gli stranieri residenti in Puglia, con una equa ripartizione tra uomini e donne e le province di Bari e Foggia rappresentano i principali poli attrattivi per gli stranieri regolarmente residenti. Lecce, nel dettaglio, secondo i dati, è la provincia più ambita dalla nuova migrazione, seguita da Foggia, una grande risorsa dell'agricoltura pugliese che va valorizzata e difesa da inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell'attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale".
Senza dimenticare che "sfruttamento" nei confronti degli imprenditori agroalimentari è avvalersi – conclude Coldiretti Puglia - impunemente del cosiddetto "italian sounding", comportamento molto subdolo e difficile da individuare che priva i nostri produttori agricoli di miliardi di euro e l'intero settore di milioni di posti di lavoro regolare.
Dalle conserve di pomodoro cinesi all'ortofrutta sudamericana a quella africana in vendita nei supermercati italiani fino ai fiori del Kenya, quasi un prodotto agroalimentare su cinque che arriva in Italia dall'estero – denuncia Coldiretti Puglia - non rispetta le normative in materia di tutela dei lavoratori – a partire da quella sul caporalato – vigenti nel nostro Paese.
"Le imprese agricole che rischiano – denuncia il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele - per una qualsiasi lieve omissione commessa, prima punita con una sanzione amministrativa anche di poche decine di euro, di rispondere di un grave reato penale davanti ad un Giudice, al contempo devono assistere impotenti al comportamento di soggetti che approfittano della disponibilità di manodopera a basso costo sul mercato interno ed internazionale e, per di più, devono affrontare il "caporalato bianco" della competizione tra prodotti italiani e stranieri, agevolati questi ultimi da forme di "dumping sociale e sanitario" che consente loro di ottenere il miglior prezzo possibile sul mercato".
Da sottolineare, poi, che la filiera agroalimentare, dalla produzione agricola al commercio all'ingrosso fino ad arrivare alla distribuzione organizzata, non è quasi mai governata – aggiunge Coldiretti Puglia - da leggi che contrastino efficacemente l'abuso di potere economico da parte di alcune componenti della filiera rispetto ad altre più deboli.
"I prodotti dell'agricoltura italiana passano nelle mani dei lavoratori stranieri – ha aggiunto Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia - che rappresentano circa il 25 per cento del numero complessivo di giornate di occupazione del settore e rappresentano, quindi, una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo. Sono 134mila gli stranieri residenti in Puglia, con una equa ripartizione tra uomini e donne e le province di Bari e Foggia rappresentano i principali poli attrattivi per gli stranieri regolarmente residenti. Lecce, nel dettaglio, secondo i dati, è la provincia più ambita dalla nuova migrazione, seguita da Foggia, una grande risorsa dell'agricoltura pugliese che va valorizzata e difesa da inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell'attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale".
Senza dimenticare che "sfruttamento" nei confronti degli imprenditori agroalimentari è avvalersi – conclude Coldiretti Puglia - impunemente del cosiddetto "italian sounding", comportamento molto subdolo e difficile da individuare che priva i nostri produttori agricoli di miliardi di euro e l'intero settore di milioni di posti di lavoro regolare.