Loizzo sull'ospedale del Nord Barese: «si attuino soluzioni in linea con la normativa vigente»
L'intervento del consigliere comunale di APE Paolo Loizzo
martedì 8 maggio 2018
6.58
L'intervento del consigliere comunale di APE Paolo Loizzo
Proliferano gli interventi mediatici, su varie testate giornalistiche e sui social, inerenti l'argomento "Ospedale Unico del Nordbarese" da parte di rappresentanti di componenti politiche e/o di movimenti cittadini e quant'altro.
Tra l'idea della ripresa di un iter partecipativo pro Ospedale Unico e quella di costituire una relativa commissione procedurale si prova a tenere a galla una zattera fluttuante in un mare molto mosso.
Chi volesse comprendere le norme che regolano il nostro Sistema Sanitario dovrebbe partire dal Decreto Legislativo 502/1992 che attribuisce alle Regioni l'esercizio delle funzioni legislative ed amministrative in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera nel rispetto dei principi stabiliti dalle leggi nazionali.
Più recentemente è il Decreto Ministeriale n.70 del 2 aprile 2015, che tra l'altro definisce gli standard organizzativo assistenziali delle strutture ospedaliere, a determinare, praticamente in base alla popolazione regionale, quanti posti letto in totale spettano per pazienti acuti e quanti per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie. Conseguentemente, in base ai bacini di utenza, ossia per popolazione in un ambito geografico più limitato, sono stabiliti quali discipline (ossia reparti di medicina, cardiologia, ortopedia, ecc. ecc.) possono e devono essere presenti e quanti di esse in totale sull'intera regione.
Così ragionando la norma differenzia 3 tipi di ospedale: Ospedale di Base con 72-80 posti letto (medicina, chirurgia, ortopedia) ogni 80.000-150.000 abitanti; Ospedale di Primo Livello con 220-240 posti letto (medicina, chirurgia, ortopedia, ginecologia, pediatria, cardiologia, neurologia, psichiatria, oncologia, urologia, oculistica, otorinolaringoiatria) ogni 150.000-300.000 abitanti; Ospedali di II livello con più di 450 posti letto e tante altre specialistiche ogni 600.000-1.200.000 abitanti.
Si intuisce che in siffatto modo vengono pure stabiliti quanti ospedali possono essere presenti per ciascun livello in base al bacino di utenza.
Ne deriva che il territorio Nord-Barese con i suoi circa 200.000 abitanti ha ben diritto ad avere sul suo ambito un ospedale di I livello.
Ovviamente, dato le caratteristiche che quest'ultimo deve avere e nelle more che si passi dalla fase verbale, che ci appare al momento particolarmente voluminosa, alla lontana fase esecutiva con la fruibilità di un tale presidio, riteniamo che sia divenuto ormai improcrastinabile la attuazione rapida di soluzioni e scelte impostaci dalle normative vigenti.
Secondo il Dipartimento Promozione della Salute, Benessere Sociale e Sport per Tutti, come pubblicato in un suo opuscolo, "sotto il termine RIORDINO rientra un percorso complesso di adeguamento degli ospedali italiani a standard omogenei di assistenza, qualità, sicurezza, efficacia ed efficienza".
L'accordo Stato-Regioni n.137/CU del 16/12/2010, ben recepito in successive Delibere della Giunta Regionale Puglia come la n. 161 del 29/02/2016, riconosce che la permanenza dei Punti nascita e, dunque, dei relativi reparti di Ostetricia e Ginecologia, è assicurata dal raggiungimento del numero di 1000 parti/anno. Lo stesso Accordo prevede ed obbliga la contemporanea presenza di una Terapia Intensiva, di un servizio di Laboratorio Analisi h24, di un servizio di Medicina Trasfusionale.
Premesso che l'Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia del Presidio Ospedaliero di Corato presenta un'attività coerente con le richieste dell'Accordo Stato–Regioni citato, si ritiene che si debba procedere nell'immediato, nell'attesa del Presidio Ospedaliero Unico Nordbarese, a norma di legge ad istituire rapidamente un Servizio di Medicina Trasfusionale e a provvedere all'istituzione di una Unità Operativa di Terapia Intensiva con 6 posti letto, peraltro facilmente insediabile nella precedente sede dell'U.O. di Cardiologia al IV piano ben strutturata ed oggi chiusa, proprio per garantire quegli standard di sicurezza, efficienza ed efficacia richiesti dalla legislazione vigente.
Nel contempo, come fatti di cronaca recente hanno evidenziato, si impone la riattivazione dei posti letto dell'U.O. di Chirurgia del P.O. di Corato, affinchè possa rientrare nella sua completa funzionalità, attraverso la ricostituzione dell'organico infermieristico e medico che possa permettere una maggiore e adeguata assistenza continuativa ai pazienti. Non è più ammissibile che i pazienti di interesse chirurgico, dopo alcuni anni, debbano ancora essere trasferiti in altri presidi esistendo le condizioni professionali di trattamento in sede.
D'altronde è la stessa ratio legislativa che intende ricondurre le strutture ospedaliere dentro un regime gestionale che coniughi efficienza economica, alti volumi, adeguata qualità e la migliore sicurezza delle cure.
Nell'attesa di un più stretto legame fra parola e azione, tra il dire e il fare, auspichiamo una maggiore attenzione verso quelle soluzioni più rapidamente e concretamente attuabili.
Proliferano gli interventi mediatici, su varie testate giornalistiche e sui social, inerenti l'argomento "Ospedale Unico del Nordbarese" da parte di rappresentanti di componenti politiche e/o di movimenti cittadini e quant'altro.
Tra l'idea della ripresa di un iter partecipativo pro Ospedale Unico e quella di costituire una relativa commissione procedurale si prova a tenere a galla una zattera fluttuante in un mare molto mosso.
Chi volesse comprendere le norme che regolano il nostro Sistema Sanitario dovrebbe partire dal Decreto Legislativo 502/1992 che attribuisce alle Regioni l'esercizio delle funzioni legislative ed amministrative in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera nel rispetto dei principi stabiliti dalle leggi nazionali.
Più recentemente è il Decreto Ministeriale n.70 del 2 aprile 2015, che tra l'altro definisce gli standard organizzativo assistenziali delle strutture ospedaliere, a determinare, praticamente in base alla popolazione regionale, quanti posti letto in totale spettano per pazienti acuti e quanti per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie. Conseguentemente, in base ai bacini di utenza, ossia per popolazione in un ambito geografico più limitato, sono stabiliti quali discipline (ossia reparti di medicina, cardiologia, ortopedia, ecc. ecc.) possono e devono essere presenti e quanti di esse in totale sull'intera regione.
Così ragionando la norma differenzia 3 tipi di ospedale: Ospedale di Base con 72-80 posti letto (medicina, chirurgia, ortopedia) ogni 80.000-150.000 abitanti; Ospedale di Primo Livello con 220-240 posti letto (medicina, chirurgia, ortopedia, ginecologia, pediatria, cardiologia, neurologia, psichiatria, oncologia, urologia, oculistica, otorinolaringoiatria) ogni 150.000-300.000 abitanti; Ospedali di II livello con più di 450 posti letto e tante altre specialistiche ogni 600.000-1.200.000 abitanti.
Si intuisce che in siffatto modo vengono pure stabiliti quanti ospedali possono essere presenti per ciascun livello in base al bacino di utenza.
Ne deriva che il territorio Nord-Barese con i suoi circa 200.000 abitanti ha ben diritto ad avere sul suo ambito un ospedale di I livello.
Ovviamente, dato le caratteristiche che quest'ultimo deve avere e nelle more che si passi dalla fase verbale, che ci appare al momento particolarmente voluminosa, alla lontana fase esecutiva con la fruibilità di un tale presidio, riteniamo che sia divenuto ormai improcrastinabile la attuazione rapida di soluzioni e scelte impostaci dalle normative vigenti.
Secondo il Dipartimento Promozione della Salute, Benessere Sociale e Sport per Tutti, come pubblicato in un suo opuscolo, "sotto il termine RIORDINO rientra un percorso complesso di adeguamento degli ospedali italiani a standard omogenei di assistenza, qualità, sicurezza, efficacia ed efficienza".
L'accordo Stato-Regioni n.137/CU del 16/12/2010, ben recepito in successive Delibere della Giunta Regionale Puglia come la n. 161 del 29/02/2016, riconosce che la permanenza dei Punti nascita e, dunque, dei relativi reparti di Ostetricia e Ginecologia, è assicurata dal raggiungimento del numero di 1000 parti/anno. Lo stesso Accordo prevede ed obbliga la contemporanea presenza di una Terapia Intensiva, di un servizio di Laboratorio Analisi h24, di un servizio di Medicina Trasfusionale.
Premesso che l'Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia del Presidio Ospedaliero di Corato presenta un'attività coerente con le richieste dell'Accordo Stato–Regioni citato, si ritiene che si debba procedere nell'immediato, nell'attesa del Presidio Ospedaliero Unico Nordbarese, a norma di legge ad istituire rapidamente un Servizio di Medicina Trasfusionale e a provvedere all'istituzione di una Unità Operativa di Terapia Intensiva con 6 posti letto, peraltro facilmente insediabile nella precedente sede dell'U.O. di Cardiologia al IV piano ben strutturata ed oggi chiusa, proprio per garantire quegli standard di sicurezza, efficienza ed efficacia richiesti dalla legislazione vigente.
Nel contempo, come fatti di cronaca recente hanno evidenziato, si impone la riattivazione dei posti letto dell'U.O. di Chirurgia del P.O. di Corato, affinchè possa rientrare nella sua completa funzionalità, attraverso la ricostituzione dell'organico infermieristico e medico che possa permettere una maggiore e adeguata assistenza continuativa ai pazienti. Non è più ammissibile che i pazienti di interesse chirurgico, dopo alcuni anni, debbano ancora essere trasferiti in altri presidi esistendo le condizioni professionali di trattamento in sede.
D'altronde è la stessa ratio legislativa che intende ricondurre le strutture ospedaliere dentro un regime gestionale che coniughi efficienza economica, alti volumi, adeguata qualità e la migliore sicurezza delle cure.
Nell'attesa di un più stretto legame fra parola e azione, tra il dire e il fare, auspichiamo una maggiore attenzione verso quelle soluzioni più rapidamente e concretamente attuabili.