Latte, produzione in diminuzione nel barese
Dato in linea con la media regionale Le conseguenze del caro energia incidono sul settore
martedì 15 novembre 2022
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Il caro energia e l'aumento esponenziale dei costi di produzione hanno messo sotto scacco le stalle e in Puglia, nel complesso, la produzione di latte è diminuita del 4,45% malgrado i consumi siano rimasti stabili: il 52,6% dei pugliesi beve latte ed il 15,2& consuma formaggi almeno una volta al giorno in base ai dati elaboratori da Coldiretti sulle fonti fornite dal Clal. Nel periodo compreso tra gennaio e agosto le consegne sono scese, attestandosi su 283 mila tonnellate.
A livello territoriale le due province vocate, quelle di Bari e Taranto, hanno segnato i cali più significativi, rispettivamente del 5,85% e del 4,76%, ma anche la provincia di Foggia - pur rispetto a minori quantità produttive - registra una diminuzione consistente del -9,32%. Crescono, invece, il Salento, con un aumento della produzione del 7,30% a Brindisi, del +1,90% a Lecce, e la Bat con una performance positiva del +7,25%.
«Va garantita la stabilità del settore lattiero-caseario che ha un'importanza per l'economia regionale ma anche una rilevanza sociale e ambientale» insistono da Coldiretti Puglia. «Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate».
Negli ultimi tre anni, da giugno 2019 a giugno 2022, in Puglia hanno già chiuso 266 stalle, con l'emergenza economica che mette a rischio la stabilità della rete zootecnica.
Da difendere secondo Coldiretti Puglia c'è un sistema composto da 2.000 stalle da latte che garantiscono una produzione di 108.000 tonnellate di latte che esprime un valore di oltre 130 milioni di euro e oltre 40.000 tonnellate di formaggi che alimenta una catena produttiva lattiero-casearia regionale, o di euro ed occupa oltre 6.000 persone fra occupati diretti e indotto con una ricaduta positiva in termini di reddito e coesione sociale.
«La Puglia ha un patrimonio di formaggi unico al mondo, con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali e un patrimonio dell'agroalimentare Made in Italy che vanta ben 4 formaggi dop, la burrata di Andria igp e 17 specialità riconosciute tradizionali dal Mipaaf, con le specialità provenienti dalla Puglia come il canestrato leccese, il caciocavallo podolico dauno e il caciocavallo della Murgia» hanno ricordato dall'organizzazione dei coltivatori diretti.
L'aumento del costo dei mangimi collegato al rialzo delle quotazioni delle principali materie prime quali soia, mais e cereali anche a causa dell'attuale crisi Ucraina ha prodotto un innalzamento dei costi per le produzioni del latte e delle carni, al quale si sono aggiunti i rincari su dell'energia, con l'agroalimentare che in Puglia assorbe dal campo alla tavola oltre il 10,3% dei 5,578 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) all'anno dei consumi totali. Il risultato è un crollo del valore aggiunto che in alcuni settori sfiora i 100mila euro ad azienda e che mette un allevamento su dieci a serio rischio di chiusura, secondo un'analisi Coldiretti su dati Crea.
Una strage che apre peraltro le porte all'arrivo del cibo sintetico, dalla carne al pesce fino ai formaggi, dietro il quale si nascondono – evidenzia Coldiretti - i colossali interessi commerciali e speculativi che rappresentano una minaccia letale per l'agricoltura italiana, la salute dei consumatori e la biodiversità del pianeta.
«Per questo è necessario intervenire subito per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro. Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni» hanno concluso da Coldiretti.
A livello territoriale le due province vocate, quelle di Bari e Taranto, hanno segnato i cali più significativi, rispettivamente del 5,85% e del 4,76%, ma anche la provincia di Foggia - pur rispetto a minori quantità produttive - registra una diminuzione consistente del -9,32%. Crescono, invece, il Salento, con un aumento della produzione del 7,30% a Brindisi, del +1,90% a Lecce, e la Bat con una performance positiva del +7,25%.
«Va garantita la stabilità del settore lattiero-caseario che ha un'importanza per l'economia regionale ma anche una rilevanza sociale e ambientale» insistono da Coldiretti Puglia. «Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate».
Negli ultimi tre anni, da giugno 2019 a giugno 2022, in Puglia hanno già chiuso 266 stalle, con l'emergenza economica che mette a rischio la stabilità della rete zootecnica.
Da difendere secondo Coldiretti Puglia c'è un sistema composto da 2.000 stalle da latte che garantiscono una produzione di 108.000 tonnellate di latte che esprime un valore di oltre 130 milioni di euro e oltre 40.000 tonnellate di formaggi che alimenta una catena produttiva lattiero-casearia regionale, o di euro ed occupa oltre 6.000 persone fra occupati diretti e indotto con una ricaduta positiva in termini di reddito e coesione sociale.
«La Puglia ha un patrimonio di formaggi unico al mondo, con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali e un patrimonio dell'agroalimentare Made in Italy che vanta ben 4 formaggi dop, la burrata di Andria igp e 17 specialità riconosciute tradizionali dal Mipaaf, con le specialità provenienti dalla Puglia come il canestrato leccese, il caciocavallo podolico dauno e il caciocavallo della Murgia» hanno ricordato dall'organizzazione dei coltivatori diretti.
L'aumento del costo dei mangimi collegato al rialzo delle quotazioni delle principali materie prime quali soia, mais e cereali anche a causa dell'attuale crisi Ucraina ha prodotto un innalzamento dei costi per le produzioni del latte e delle carni, al quale si sono aggiunti i rincari su dell'energia, con l'agroalimentare che in Puglia assorbe dal campo alla tavola oltre il 10,3% dei 5,578 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) all'anno dei consumi totali. Il risultato è un crollo del valore aggiunto che in alcuni settori sfiora i 100mila euro ad azienda e che mette un allevamento su dieci a serio rischio di chiusura, secondo un'analisi Coldiretti su dati Crea.
Una strage che apre peraltro le porte all'arrivo del cibo sintetico, dalla carne al pesce fino ai formaggi, dietro il quale si nascondono – evidenzia Coldiretti - i colossali interessi commerciali e speculativi che rappresentano una minaccia letale per l'agricoltura italiana, la salute dei consumatori e la biodiversità del pianeta.
«Per questo è necessario intervenire subito per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro. Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni» hanno concluso da Coldiretti.