La veglia missionaria diocesana sarà presieduta dall'Arcivescovo
Il messaggio di don Ferdinando Cascella, direttore del Centro missionario diocesano
Don Ferdinando Cascella, direttore del Centro missionario diocesano, ha inviato per l'occasione un messaggio alla comunità ecclesiale diocesana.
Carissimi,
ci siamo inoltrati nel mese di ottobre, tempo privilegiato per la sensibilizzazione e la preghiera per tutta l'attività missionaria della Chiesa e, soprattutto per una rinnovata consapevolizzazione della ineludibile chiamata all'annuncio. È a partire da questo che la Giornata missionaria mondiale 2022 trova il suo principale riferimento tematico.
Gesù Risorto, nell'ultimo colloquio di con i suoi discepoli, prima di ascendere al Cielo, come descritto negli Atti degli Apostoli dice: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8). Il Papa, nel messaggio per la stessa giornata dice: «Come Cristo è il primo inviato, cioè missionario del Padre (cfr Gv 20,21) e, in quanto tale, è il suo "testimone fedele" (cfr Ap 1,5), così ogni cristiano è chiamato a essere missionario e testimone di Cristo. E la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo, non ha altra missione se non quella di evangelizzare il mondo, rendendo testimonianza a Cristo. L'identità della Chiesa è evangelizzare». Proprio San Paolo VI nell'Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi afferma: «Evangelizzare non è mai per nessuno un atto individuale e isolato, ma profondamente ecclesiale. Allorché il più sconosciuto predicatore, catechista o pastore, nel luogo più remoto, predica il Vangelo, raduna la sua piccola comunità o amministra un Sacramento, anche se si trova solo compie un atto di Chiesa, e il suo gesto è certamente collegato mediante rapporti istituzionali, ma anche mediante vincoli invisibili e radici profonde dell'ordine della grazia, all'attività evangelizzatrice di tutta la Chiesa» (n. 60).
È vero, oggi più che mai, quanto le nostre comunità ecclesiali non stiano vivendo un tempo favorevole, anche rispetto a una significanza di presenza nel contesto attuale. Tornare, dunque, a consegnare una vita di Chiesa che parli la lingua della gente, lasciando spazio alla "sorpresa" e al "turbamento", come nella Pentecoste, è l'esperienza che attesta la forza operante dello Spirito che agisce in noi e attraverso di noi. È davvero una scommessa per tutti la realtà nuova di una folla che anche oggi può radunarsi con la comunità dei discepoli di Gesù, perché questa ha sconfinato il recinto del cenacolo, e insieme si riscopre commensale di una Parola capace di generare parole umanamente sensate, dove «ciascuno» ode un messaggio immediatamente comprensibile «nella propria lingua» (cfr. Atti 2,6.11). È questo il versante missionario dentro il quale, probabilmente, siamo chiamati a ricollocarci: l'essere insieme, come sfida di una sinodalità non dettata da progetti di nuove strutture organizzative, ma da un sentirci insieme partecipi e uditori della comune Parola e del servizio che da essa scaturisce, un partecipare che torni ad essere lo stile che parli di Chiesa, che racconti l'esperienza di salvezza e la forza della corresponsabilità».
La missiva inoltre porge l'invito a promuovere momenti di preghiera soprattutto l'adorazione eucaristica per le missioni, a raccogliere offerte per sostenere l'impegno missionario della Chiesa nel mondo e ricorda la figura di padre Raffaele Di Bari, il missionario comboniano di Barletta ucciso in Uganda il 1 ottobre 2000, mentre si recava in un villaggio per celebrare messa.