La Procura generale della Cassazione chiede sospensione dei magistrati arrestati
Associazione Nazionale Magistrati: «Pronti a intervenire con chi viola le regole»
mercoledì 16 gennaio 2019
18.32
Il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio ha chiesto alla Sezione disciplinare del Csm la fissazione dell'udienza cautelare per la sospensione obbligatoria dalle funzioni e dallo stipendio dei giudici deltribunale di Roma Antonio Savasta e Michele Nardi arrestati nei giorni scorsi. I due magistrati sono accusati di aver preso parte, quando prestavano servizio a Trani, ad un'associazione per delinquere finalizzata ad intascare tangenti per insabbiare indagini e pilotare sentenze giudiziarie e tributarie in favore di facoltosi imprenditori. Il provvedimento restrittivo è stato disposto dal gip di Lecce.
Sull'arresto dei colleghi è intervenuta anche l'associazione nazionale magistrati che ha ribadito: «Pronti a intervenire con chi viola regole»
La giunta dell'Associazione nazionale magistrati "ribadisce la centralità della questione morale" e assicura che "la magistratura è capace e pronta ad intervenire efficacemente nei confronti degli appartenenti all'ordine giudiziario che con i propri comportamenti e le proprie condotte violano le regole, tanto quelle penali quanto quelle, non certamente secondarie, disciplinari e del codice etico".
«Senza entrare nel merito delle vicende che saranno accertate dai colleghi che procedono e fatta salva la presunzione di non colpevolezza». La questione morale - sostiene l'Anm- è "cardine fondamentale e imprescindibile per un ordine giudiziario dotato di credibilità ed autorevolezza, valori che i magistrati per primi devono coltivare e praticare, sempre e senza eccezione alcuna, nell'esercizio e fuori dall'esercizio delle proprie funzioni".
Sull'arresto dei colleghi è intervenuta anche l'associazione nazionale magistrati che ha ribadito: «Pronti a intervenire con chi viola regole»
La giunta dell'Associazione nazionale magistrati "ribadisce la centralità della questione morale" e assicura che "la magistratura è capace e pronta ad intervenire efficacemente nei confronti degli appartenenti all'ordine giudiziario che con i propri comportamenti e le proprie condotte violano le regole, tanto quelle penali quanto quelle, non certamente secondarie, disciplinari e del codice etico".
«Senza entrare nel merito delle vicende che saranno accertate dai colleghi che procedono e fatta salva la presunzione di non colpevolezza». La questione morale - sostiene l'Anm- è "cardine fondamentale e imprescindibile per un ordine giudiziario dotato di credibilità ed autorevolezza, valori che i magistrati per primi devono coltivare e praticare, sempre e senza eccezione alcuna, nell'esercizio e fuori dall'esercizio delle proprie funzioni".