La controra, l'ora avversa e sacra del Sud, nell'ultima fatica di Valentino Losito
L'autore ha presentato ieri il suo libro "Zitti zitti, piano piano", edito da Secop
sabato 24 febbraio 2024
3.04
Venerdì 23 febbraio, presso il bar Cafelatte di Corato, si è tenuta la presentazione del libro "Zitti zitti, piano piano" di Valentino Losito, giornalista e consigliere dell'Ordine dei Giornalisti. L'evento, organizzato dal Rotary Club Corato e dalla FIDAPA di Corato, ha visto il dialogo tra l'autore, il giornalista Carlo Sacco e Mariella Medea Sivo.
Il libro, edito da Secop, è un elogio alla controra, il periodo delle prime ore del pomeriggio in estate, a partire da mezzogiorno, periodo più caldo della giornata, in cui l'uso tradizionale è quello di ritirarsi in casa al fresco per riposarsi con una pennichella. Un'usanza quasi sacra, che affonda le sue radici nell'antichità, quando queste ore erano considerate pericolose per il sole e il caldo, trasfigurati come spiriti e divinità malevoli. Un'usanza che racconta il Sud, la sua cultura, la sua storia, la sua anima. La "sonnolenza del meriggio" di Montaliana memoria assurge dunque a necessità, a rito, ad un qualcosa di perpetuo ma statico, di continuo ma immobile.
Cosa accadrebbe se la noia non esistesse? Saremmo sempre profondamente soddisfatti per quello che stiamo facendo? Oppure, perderemmo il gusto per l'avventura e la ricerca di cose nuove da fare e sperimentare? È l'insoddisfazione data dalla noia, a smuovere gli animi e accendere la voglia di andare oltre, provare cose nuove, vivere esperienze sconosciute. In questo, la controra, con conseguente noia e apparente vuoto, assume un ruolo fondamentale nella vita di tutti noi.
Losito, con uno stile brillante e ironico, ci ha accompagnato in un viaggio nel passato, alla scoperta di storie, personaggi, musiche e leggende legate alla controra, da Roma in giù. Un viaggio che è stato anche un'occasione per riflettere sul valore del tempo, della pausa, del silenzio, in un'epoca dominata dalla frenesia, dal rumore, dalla produttività. Un viaggio che è stato un invito a riscoprire la bellezza e la saggezza di una tradizione millenaria, che può ancora insegnarci qualcosa sulla vita e su noi stessi.
La bella serata di ieri, anche accompagnata da una nutrita cornice di pubblico, vuole essere un monito per tutti noi: per tornare a rallentare, per tornare a vivere a ritmi più umani e a goderci le piccole grandi gioie della vita, senza vedere al momento di "vuoto" come un fallimento, bensì come un'occasione di ristoro.
Il libro, edito da Secop, è un elogio alla controra, il periodo delle prime ore del pomeriggio in estate, a partire da mezzogiorno, periodo più caldo della giornata, in cui l'uso tradizionale è quello di ritirarsi in casa al fresco per riposarsi con una pennichella. Un'usanza quasi sacra, che affonda le sue radici nell'antichità, quando queste ore erano considerate pericolose per il sole e il caldo, trasfigurati come spiriti e divinità malevoli. Un'usanza che racconta il Sud, la sua cultura, la sua storia, la sua anima. La "sonnolenza del meriggio" di Montaliana memoria assurge dunque a necessità, a rito, ad un qualcosa di perpetuo ma statico, di continuo ma immobile.
Cosa accadrebbe se la noia non esistesse? Saremmo sempre profondamente soddisfatti per quello che stiamo facendo? Oppure, perderemmo il gusto per l'avventura e la ricerca di cose nuove da fare e sperimentare? È l'insoddisfazione data dalla noia, a smuovere gli animi e accendere la voglia di andare oltre, provare cose nuove, vivere esperienze sconosciute. In questo, la controra, con conseguente noia e apparente vuoto, assume un ruolo fondamentale nella vita di tutti noi.
Losito, con uno stile brillante e ironico, ci ha accompagnato in un viaggio nel passato, alla scoperta di storie, personaggi, musiche e leggende legate alla controra, da Roma in giù. Un viaggio che è stato anche un'occasione per riflettere sul valore del tempo, della pausa, del silenzio, in un'epoca dominata dalla frenesia, dal rumore, dalla produttività. Un viaggio che è stato un invito a riscoprire la bellezza e la saggezza di una tradizione millenaria, che può ancora insegnarci qualcosa sulla vita e su noi stessi.
La bella serata di ieri, anche accompagnata da una nutrita cornice di pubblico, vuole essere un monito per tutti noi: per tornare a rallentare, per tornare a vivere a ritmi più umani e a goderci le piccole grandi gioie della vita, senza vedere al momento di "vuoto" come un fallimento, bensì come un'occasione di ristoro.