L'emergenza sanitaria diventa emergenza sociale. Con le attività chiuse è un problema anche mangiare

Tanti i cittadini che in seguito alle chiusure per contenere l'epidemia sono senza lavoro e senza reddito, e le misure del Governo per ora non bastano

venerdì 27 marzo 2020 12.14
A cura di Elga Montani
L'emergenza Coronavirus si sta trasformando con il passare dei giorni in un dramma sociale. Al dover stare chiusi in casa, si sta sommando la difficoltà di molte famiglie ad arrivare alla fine del mese, e poter anche fare la spesa ad aprile. La serrata, necessaria per evitare che il virus continuasse la sua propagazione, continuando ad infettare sempre più soggetti, ha avuto come rovescio della medaglia la mancanza di reddito per molti. Da chi viveva di piccoli lavoretti, ai piccoli commercianti e alcune categorie di liberi professionisti.

Nella giornata di ieri è diventato virale un video in cui la disperazione di una famiglia esplodeva in strada, nei pressi di una filiale di una banca in via Crisanzio a Bari. Il non aver trovato l'accredito della pensione (annunciato a partire da oggi in posta) ha creato il caos. La disperazione ha portato a urla, grida e "aggressioni" nei confronti degli stessi dipendenti della banca, accusati di non voler anticipare nemmeno 50 euro per poter fare la spesa. E i poliziotti intervenuti per sedare gli animi si sono trovati di fronte solo disperazione, al punto che un passante ha donato loro quel che poteva tra l'incredulità di tutti.

Il problema al momento sta nelle misure messe in atto dal Governo per tutelare chi non lavora, con diverse soluzioni per i dipendenti, ma poco o nulla per autonomi, liberi professionisti e tante altre categorie che è difficile elencare. La disperazione di molti non si sfoga in strada, ma molto spesso corre via social. Così c'è il piccolo commerciante di Bari che sottolinea che: «Il presidente del Consiglio dice che i beni di prima necessità non mancheranno mai, ma si dimentica di dire con quali soldi li compreremo. Ci state togliendo la dignità, se non ci ammazzerà il virus ci ammazzerà la fame».

Mentre un ristoratore barese, rivoltosi al commercialista per avere informazioni sui 600 euro che il Decreto Cura Italia garantisce come indennizzo, su base mensile, non tassabile, per i lavoratori autonomi e le partite IVA, si è sentito rispondere che al momento non se ne sa nulla, mentre la cassa integrazione per i dipendenti dovrebbe arrivare a luglio o agosto.

In tutto questo, difficile far rientrare tutti coloro che non sono né autonomi, né liberi professionisti, né dipendenti, tutti coloro che "si arrangiano". E che da domani non avranno disponibilità per comprare i beni di prima necessità di cui tanto si parla. In attesa del Decreto Aprile, promesso da Conte e Gualtieri che dovrebbe inserire ulteriori agevolazioni e supporti economici.