L’ANPI pianta l’albero della Memoria in piazza Almirante
Il carrubo, semplice e resistente, simbolo di sconfitta dell'ideologia appartenuta anche ad Almirante
venerdì 28 gennaio 2022
16.02
Dopo il carrubo piantato nel cortile del Tattoli-De Gasperi con la collaborazione di Legambiente, L'ANPI Corato ha ripetuto il gesto per il giorno della Memoria in piazza Almirante. Anche in questo caso un carrubo, albero semplice e resistente, accompagnato da una targa commemorativa.
La piantumazione, avvenuta alla presenza del Sindaco, di Anna Lepore, vicepresidente della sezione provinciale dell'ANPI Bari e accompagnata da un pensiero della senatrice Piarulli, è stata preceduta da un reading a più voci di letture classiche sulla Soah e sul contesto da cui è scaturita (Levi, Menapace, Brecht e altri) e dalla lettura dei nomi dei deportati coratini nei campi di concentramento, la quasi totalità morti a seguito della deportazione, elenco frutto delle ricerche dallo storico Pasquale Tandoi.
La piantumazione e la scelta del luogo costituiscono un duplice esercizio di memoria: l'albero rimanda al 27 gennaio giorno del ricordo, quindi alla memoria delle vittime: ebrei, omosessuali, disabili, rom e sinti oltre ai prigionieri politici e agli IMI (gli internati militari italiani, quei soldati che non vollero appoggiare le forze nazi fasciste all'indomani dell'8 settembre); il luogo invita al ricordo di chi fu Almirante: redattore della rivista "La Difesa della razza", quindi complice, quantomeno sul piano ideologico, delle deportazioni e dello sterminio, fascista convinto prima e durante la guerra, dirigente di quello stato fantoccio che fu la repubblica di Salò, e in seguito convertitosi ipocritamente al parlamentarismo e alla democrazia. Quest'albero rappresenta la sconfitta dell'ideologia di cui Almirante fu seguace, un ideologia che con nomi e in forma diverse serpeggia ancora sotto l'epidermide della vita democratica.
"Questo per noi non vuol essere un ritualismo. – ha sottolineato il presidente dell'ANPI Corato Giovanni Capurso - ma un riproporre un ricordo che sia argine alle violenze contemporanee. Noi vediamo quotidianamente persone che muoiono in mare o sono uccisi dalla armi prodotte in Italia, nonostante la nostra Costituzione, all'articolo 11, ripudi la guerra".
Alla cerimonia è intervenuta anche Anna Lepore, vicepresidente dell'ANPI della provincia di Bari la quale a proposito della scelta del luogo della cerimonia ha citato il caso di via Nicola Pende a Bari: "A Bari stiamo facendo una battaglia civica perché la strada intitolata a Nicola Pende (tra gli ideologi delle leggi razziali) sia intitolata ad Alba de Cespedes, scrittrice e partigiana. I nomi e i simboli sono importanti, perché creano curiosità. Una cosa è che un bambino chieda chi è Giorgio Almirante, una altra che chieda di Alba de Cespedes o Anna Frank o Sandro Pertini".
"Noi ricordiamo di come un linguaggio d'odio si sia trasformato in un prassi politica – a ricordato il Sindaco in un intervento a margine della cerimonia - e di come questo sistema sia divenuto prassi in Europa. Ciò che è avvenuto in Europa, le deportazioni e L'Olocausto, non è avvenuto solo per mano tedesca, ma anche con la partecipazione convinta di altri stati, l'Italia e la Francia collaborazionista (…) C'è una coscienza cattiva e sporca europea" ha continuato il Sindaco, rispetto alla quale "Va costruita una memoria collettiva complessa".
La piantumazione, avvenuta alla presenza del Sindaco, di Anna Lepore, vicepresidente della sezione provinciale dell'ANPI Bari e accompagnata da un pensiero della senatrice Piarulli, è stata preceduta da un reading a più voci di letture classiche sulla Soah e sul contesto da cui è scaturita (Levi, Menapace, Brecht e altri) e dalla lettura dei nomi dei deportati coratini nei campi di concentramento, la quasi totalità morti a seguito della deportazione, elenco frutto delle ricerche dallo storico Pasquale Tandoi.
La piantumazione e la scelta del luogo costituiscono un duplice esercizio di memoria: l'albero rimanda al 27 gennaio giorno del ricordo, quindi alla memoria delle vittime: ebrei, omosessuali, disabili, rom e sinti oltre ai prigionieri politici e agli IMI (gli internati militari italiani, quei soldati che non vollero appoggiare le forze nazi fasciste all'indomani dell'8 settembre); il luogo invita al ricordo di chi fu Almirante: redattore della rivista "La Difesa della razza", quindi complice, quantomeno sul piano ideologico, delle deportazioni e dello sterminio, fascista convinto prima e durante la guerra, dirigente di quello stato fantoccio che fu la repubblica di Salò, e in seguito convertitosi ipocritamente al parlamentarismo e alla democrazia. Quest'albero rappresenta la sconfitta dell'ideologia di cui Almirante fu seguace, un ideologia che con nomi e in forma diverse serpeggia ancora sotto l'epidermide della vita democratica.
"Questo per noi non vuol essere un ritualismo. – ha sottolineato il presidente dell'ANPI Corato Giovanni Capurso - ma un riproporre un ricordo che sia argine alle violenze contemporanee. Noi vediamo quotidianamente persone che muoiono in mare o sono uccisi dalla armi prodotte in Italia, nonostante la nostra Costituzione, all'articolo 11, ripudi la guerra".
Alla cerimonia è intervenuta anche Anna Lepore, vicepresidente dell'ANPI della provincia di Bari la quale a proposito della scelta del luogo della cerimonia ha citato il caso di via Nicola Pende a Bari: "A Bari stiamo facendo una battaglia civica perché la strada intitolata a Nicola Pende (tra gli ideologi delle leggi razziali) sia intitolata ad Alba de Cespedes, scrittrice e partigiana. I nomi e i simboli sono importanti, perché creano curiosità. Una cosa è che un bambino chieda chi è Giorgio Almirante, una altra che chieda di Alba de Cespedes o Anna Frank o Sandro Pertini".
"Noi ricordiamo di come un linguaggio d'odio si sia trasformato in un prassi politica – a ricordato il Sindaco in un intervento a margine della cerimonia - e di come questo sistema sia divenuto prassi in Europa. Ciò che è avvenuto in Europa, le deportazioni e L'Olocausto, non è avvenuto solo per mano tedesca, ma anche con la partecipazione convinta di altri stati, l'Italia e la Francia collaborazionista (…) C'è una coscienza cattiva e sporca europea" ha continuato il Sindaco, rispetto alla quale "Va costruita una memoria collettiva complessa".