Il ministro Boccia a Corato: «Primarie miglior esercizio di democrazia possibile»
La visita del ministro per gli affari regionali alla vigilia delle primarie per l'individuazione del candidato presidente della regione
sabato 11 gennaio 2020
0.17
«Le primarie sono il miglior esercizio possibile di democrazia che seleziona una idea di partecipazione nostra nelle istituzioni».
A dirlo è il ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia, ospite nella serata di ieri del circolo di Corato del Partito Democratico. Una visita che rientra nel più ampio giro di campagna pre elettorale in vista dell'appuntamento con le primarie per l'individuazione del candidato presidente della regione per il centrosinistra di domenica 12 gennaio.
Boccia, sostenitore di Emiliano nella contesa che vedrà il governatore uscente competere con Fabiano Amati, Elena Gentile e Leonardo Palmisano, ha innanzitutto ribadito l'importanza dello strumento delle primarie come mezzo di partecipazione e di avvicinamento del cittadino al processo decisionale.
Una dichiarazione d'amore per la Puglia, quella pronunciata dal ministro biscegliese dinanzi ad una nutrita platea. «È un passaggio delicato per la fase storica che stiamo vivendo, per quello che la Puglia rappresenta per il Mezzogiorno. Spesso vivendo qui sottovalutiamo l'importanza straordinaria che ha la nostra regione. Le nostre terre sono terre che per motivi diversi hanno avuto una trasformazione in positivo. La Puglia è cresciuta perché c'è una classe dirigente che si è messa in discussione quindici anni fa» ha riferito l'esponente del Partito Democratico.
Un lungo discorso nel quale non ha lesinato strali a chi il PD lo ha abbandonato, approdando a nuovi lidi. Francesco Boccia fa nomi e cognomi: «Ho voluto fare campagna per le primarie per mandare un messaggio chiaro a Dario Stefano, a Bellanova, a Calenda, a tutti coloro che sono usciti dal PD sbagliando e a tutti coloro dicono che le primarie non servono. Se loro hanno ottenuto il privilegio di rappresentare le istituzioni lo devono al PD».
Inevitabili i numerosi passaggi su temi di politica nazionale, primo fra tutti la rivendicazione di una orgogliosa appartenenza progressista e di sinistra, intesa come argine all'avanzata sovranista. «Ognuno di noi sa che senza la rete di questa comunità non esiste più nessuna alternativa possibile alla destra nazionalista e dei fili spinati, che ha come unico modello culturale la trasmissione alle nuove generazioni della scorciatoia, del manganello, del calcio nel sedere a chi ha la pelle, la religione, l'etnia diversa, in un mondo aperto e senza confini» ha detto prendendo le distanze dalla politica della Lega e dei partiti di destra.
E ha continuato: «Noi il 4 marzo 2018 abbiamo perso non solo le elezioni ma anche l'onore: abbiamo perso nei luoghi in cui Berlinguer, Di Vittorio e Matteotti e tutti gli altri prendevano il 60%. Noi abbiamo preso il 15%: significa che dove la gente ha bisogno non ci vota più. Significa che il PD non era più un partito di sinistra. E questi vogliono ora darci lezioni sul se si devono fare le primarie o no. Ecco perché dobbiamo reagire, ecco perché sono qui».
Dopo una serie di riflessioni su temi di natura globale, quali la formazione, il lavoro, l'economia, l'ambiente (a tal proposito riportiamo la videointervista al ministro sui temi dell'agricoltura e dell'autonomia differenziata), anche un passaggio sulla città di Corato: «Corato ha il sostegno della federazione di Bari. Corato è una città che non possiamo lasciare in questa condizione. Non possiamo lasciarla alla mercè di chi l'ha occupata in questi anni, perché trattasi di occupazione» ha detto il ministro prima di congedarsi.
A dirlo è il ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia, ospite nella serata di ieri del circolo di Corato del Partito Democratico. Una visita che rientra nel più ampio giro di campagna pre elettorale in vista dell'appuntamento con le primarie per l'individuazione del candidato presidente della regione per il centrosinistra di domenica 12 gennaio.
Boccia, sostenitore di Emiliano nella contesa che vedrà il governatore uscente competere con Fabiano Amati, Elena Gentile e Leonardo Palmisano, ha innanzitutto ribadito l'importanza dello strumento delle primarie come mezzo di partecipazione e di avvicinamento del cittadino al processo decisionale.
Una dichiarazione d'amore per la Puglia, quella pronunciata dal ministro biscegliese dinanzi ad una nutrita platea. «È un passaggio delicato per la fase storica che stiamo vivendo, per quello che la Puglia rappresenta per il Mezzogiorno. Spesso vivendo qui sottovalutiamo l'importanza straordinaria che ha la nostra regione. Le nostre terre sono terre che per motivi diversi hanno avuto una trasformazione in positivo. La Puglia è cresciuta perché c'è una classe dirigente che si è messa in discussione quindici anni fa» ha riferito l'esponente del Partito Democratico.
Un lungo discorso nel quale non ha lesinato strali a chi il PD lo ha abbandonato, approdando a nuovi lidi. Francesco Boccia fa nomi e cognomi: «Ho voluto fare campagna per le primarie per mandare un messaggio chiaro a Dario Stefano, a Bellanova, a Calenda, a tutti coloro che sono usciti dal PD sbagliando e a tutti coloro dicono che le primarie non servono. Se loro hanno ottenuto il privilegio di rappresentare le istituzioni lo devono al PD».
Inevitabili i numerosi passaggi su temi di politica nazionale, primo fra tutti la rivendicazione di una orgogliosa appartenenza progressista e di sinistra, intesa come argine all'avanzata sovranista. «Ognuno di noi sa che senza la rete di questa comunità non esiste più nessuna alternativa possibile alla destra nazionalista e dei fili spinati, che ha come unico modello culturale la trasmissione alle nuove generazioni della scorciatoia, del manganello, del calcio nel sedere a chi ha la pelle, la religione, l'etnia diversa, in un mondo aperto e senza confini» ha detto prendendo le distanze dalla politica della Lega e dei partiti di destra.
E ha continuato: «Noi il 4 marzo 2018 abbiamo perso non solo le elezioni ma anche l'onore: abbiamo perso nei luoghi in cui Berlinguer, Di Vittorio e Matteotti e tutti gli altri prendevano il 60%. Noi abbiamo preso il 15%: significa che dove la gente ha bisogno non ci vota più. Significa che il PD non era più un partito di sinistra. E questi vogliono ora darci lezioni sul se si devono fare le primarie o no. Ecco perché dobbiamo reagire, ecco perché sono qui».
Dopo una serie di riflessioni su temi di natura globale, quali la formazione, il lavoro, l'economia, l'ambiente (a tal proposito riportiamo la videointervista al ministro sui temi dell'agricoltura e dell'autonomia differenziata), anche un passaggio sulla città di Corato: «Corato ha il sostegno della federazione di Bari. Corato è una città che non possiamo lasciare in questa condizione. Non possiamo lasciarla alla mercè di chi l'ha occupata in questi anni, perché trattasi di occupazione» ha detto il ministro prima di congedarsi.