Grano, la Puglia dimezza le importazioni
Nell'ultimo anno gli acquisti dal Canada sono scesi del 50 per cento
lunedì 14 gennaio 2019
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La Puglia è il principale produttore italiano di grano duro, con 343.300 ettari coltivati e 9.430.000 quintali prodotto ma è paradossalmente anche quello che ne importava di più, tanto da rappresentare un quarto del totale del valore degli arrivi di prodotti agroalimentari nella regione. Oggi, secondo gli ultimi dati Coldiretti l'import dal Canada è sceso del 50% in 1 anno, dall'agosto 2017 a luglio 2018.
"La guerra del grano di Coldiretti e il generale riposizionamento dell'industria pastaia - spiega il presidente regionale Coldiretti Savino Muraglia - hanno invertito la rotta delle navi provenienti dal Canada. E' letteralmente crollata l'importazione del grano, ridotta da 1 milione di tonnellate nel 2017 a meno di 400mila tonnellate nel 2018. Bisogna mettere un punto fermo alle speculazioni sui prezzi, perché agricoltori per una giusta remunerazione del proprio lavoro sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro in Puglia dove è vietato l'uso del glifosate in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri Paesi. Improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell'attività cerealicola che deve, invece, specializzarsi, puntare sull'aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale.
A determinare il drastico cambiamento è stato il fatto che in Canada il grano duro viene trattato con l'erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate in Italia, come denunciato più volte dalla Coldiretti. "Va sfruttato al massimo lo strumento dei contratti di filiera che possono riportare in trasparenza i passaggi dal grano alla pasta, supportati oggi dall'etichettatura dell'origine obbligatoria del grano per la pasta. Al contempo sta riscuotendo molto successo in Puglia – aggiunge Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia - la coltivazione di grani antichi, come il Senatore Cappelli, che nella campagna 2017-2018 ha quintuplicato le superfici coltivate, passando dai 1000 ettari del 2017 ai 5000 attuali, trainato dal crescente interesse per la pasta 100% italiana e di qualità, grazie al lavoro di selezione e promozione svolto da SIS".
"La guerra del grano di Coldiretti e il generale riposizionamento dell'industria pastaia - spiega il presidente regionale Coldiretti Savino Muraglia - hanno invertito la rotta delle navi provenienti dal Canada. E' letteralmente crollata l'importazione del grano, ridotta da 1 milione di tonnellate nel 2017 a meno di 400mila tonnellate nel 2018. Bisogna mettere un punto fermo alle speculazioni sui prezzi, perché agricoltori per una giusta remunerazione del proprio lavoro sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro in Puglia dove è vietato l'uso del glifosate in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri Paesi. Improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell'attività cerealicola che deve, invece, specializzarsi, puntare sull'aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale.
A determinare il drastico cambiamento è stato il fatto che in Canada il grano duro viene trattato con l'erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate in Italia, come denunciato più volte dalla Coldiretti. "Va sfruttato al massimo lo strumento dei contratti di filiera che possono riportare in trasparenza i passaggi dal grano alla pasta, supportati oggi dall'etichettatura dell'origine obbligatoria del grano per la pasta. Al contempo sta riscuotendo molto successo in Puglia – aggiunge Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia - la coltivazione di grani antichi, come il Senatore Cappelli, che nella campagna 2017-2018 ha quintuplicato le superfici coltivate, passando dai 1000 ettari del 2017 ai 5000 attuali, trainato dal crescente interesse per la pasta 100% italiana e di qualità, grazie al lavoro di selezione e promozione svolto da SIS".