«Gli impianti di trattamento delle acque reflue di Corato sono oggetto di una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia»
La Commissione del Parlamento Europeo: «Non siamo a conoscenza del progetto AQP»
giovedì 21 settembre 2017
«La Commissione non è a conoscenza del progetto di Acquedotto Pugliese a cui si riferisce l'onorevole deputato.»
Si apre così la risposta all'interrogazione rivolta dall'eurodeputata Rosa D'Amato – appartenente al Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia diretta ed esponente del Movimento 5 Stelle – alla Commissione del Parlamento Europeo. Oggetto della richiesta di risposta il progetto di acquedotto Pugliese per la costruzione della condotta sottomarina per le acque reflue a servizio dei depuratori per le città di Bisceglie, Corato, Molfetta, Ruvo di Puglia e Terlizzi.
L'interrogazione sarebbe nata per verificare la validità del progetto all'interno dei dettami della legge e soprattutto dopo che in data 24 febbraio scorso era stato rilevato una grande concentrazione di schiuma e fanghi, accompagnati da "l'odore tipico di tensioattivi", allo sbocco del depuratore dei pressi di Torre Calderina.
Nella risposta della Commissione si legge inoltre che «Gli impianti di trattamento delle acque reflue per gli agglomerati di Corato e Molfetta sono oggetto di una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, volta a rimediare alla violazione dell'articolo 4 della direttiva 91/271/CEE(1) per mancanza o inadeguatezza di un trattamento delle acque reflue urbane. Nel maggio 2017 la Commissione ha emesso un ulteriore parere motivato nel quadro di tale procedura. Gli altri comuni citati non sono oggetto di casi pendenti. I due impianti di trattamento che servono gli agglomerati di Bisceglie e Ruvo di Puglia sono conformi alla normativa».
Dunque sarebbero gli impianti di Molfetta e Corato quelli incriminati e sui quali la Commissione ha espresso la necessità d'intervento sostenendone i costi da parte dell'operatore considerato responsabile di danni ambientali o minacce imminenti di danni ambientali.
Spetterà in definitiva alle autorità nazionali valutare il caso e se il progetto possa avere ripercussioni negative sul sito naturale, conformemente a quanto riportato dalle direttive 2009/147/CE e 92/43/CEE.
Si apre così la risposta all'interrogazione rivolta dall'eurodeputata Rosa D'Amato – appartenente al Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia diretta ed esponente del Movimento 5 Stelle – alla Commissione del Parlamento Europeo. Oggetto della richiesta di risposta il progetto di acquedotto Pugliese per la costruzione della condotta sottomarina per le acque reflue a servizio dei depuratori per le città di Bisceglie, Corato, Molfetta, Ruvo di Puglia e Terlizzi.
L'interrogazione sarebbe nata per verificare la validità del progetto all'interno dei dettami della legge e soprattutto dopo che in data 24 febbraio scorso era stato rilevato una grande concentrazione di schiuma e fanghi, accompagnati da "l'odore tipico di tensioattivi", allo sbocco del depuratore dei pressi di Torre Calderina.
Nella risposta della Commissione si legge inoltre che «Gli impianti di trattamento delle acque reflue per gli agglomerati di Corato e Molfetta sono oggetto di una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, volta a rimediare alla violazione dell'articolo 4 della direttiva 91/271/CEE(1) per mancanza o inadeguatezza di un trattamento delle acque reflue urbane. Nel maggio 2017 la Commissione ha emesso un ulteriore parere motivato nel quadro di tale procedura. Gli altri comuni citati non sono oggetto di casi pendenti. I due impianti di trattamento che servono gli agglomerati di Bisceglie e Ruvo di Puglia sono conformi alla normativa».
Dunque sarebbero gli impianti di Molfetta e Corato quelli incriminati e sui quali la Commissione ha espresso la necessità d'intervento sostenendone i costi da parte dell'operatore considerato responsabile di danni ambientali o minacce imminenti di danni ambientali.
Spetterà in definitiva alle autorità nazionali valutare il caso e se il progetto possa avere ripercussioni negative sul sito naturale, conformemente a quanto riportato dalle direttive 2009/147/CE e 92/43/CEE.