Giudice di pace: non è un errore cambiare idea
Replica "infondata" e maldestra dal Comune
lunedì 22 marzo 2021
17.19
Non è un errore cambiare idea. Commette errore chi, invece, vuole derubricare un argomento di assoluta attualità e che ha destato l'interesse di diverse decine di professionisti a "notizia infondata". Per non parlare del modo maldestro utilizzato per far passare per inesistente una questione che invece è rilevante e sotto tanti aspetti.
Dalla mezzanotte di oggi è online un articolo a firma di Giuseppe Di Bisceglie (con tanto di foto dell'estensore del pezzo) che accende i riflettori su un argomento molto dibattuto tra gli avvocati di Corato e dintorni: il destino degli uffici del giudice di pace di Corato. Nel pezzo si fa riferimento ad una volontà dell'amministrazione comunale di mettere in discussione la permanenza del presidio negli attuali locali di Piazza Sedile ovvero della possibile indisponibilità del Comune a farsi carico delle spese di permanenza degli uffici in città. Una volontà che avrebbe scatenato un certo dibattito tra i professionisti della categoria forense.
Una notizia bollata come "infondata" dal Comune di Corato. Nessuna richiesta di rettifica, nessuna spiegazione ufficiale da parte dell'amministrazione comunale è giunta alla nostra redazione. Eppure il riferimento ad "alcune testate locali" è chiaramente indirizzato a noi. Ed è già una prima stranezza, dal momento che i nostri indirizzi, numeri di telefono e contatti sono pienamente in possesso dell'ufficio stampa del Comune di Corato che avrebbe potuto chiedere una rettifica o inviare una smentita alla nostra redazione. Cosa che - come è evidente - non è stata fatta. Forse perché la notizia non è affatto infondata e possiamo ampiamente dimostrarlo.
Lo scorso 16 marzo vi è infatti stata interlocuzione tra un rappresentante della categoria degli avvocati ed un membro della giunta comunale. L'argomento era proprio l'ufficio del giudice di pace. E gli avvocati si stavano persino organizzando con una delegazione per incontrare la giunta e il sindaco. Forse sia i professionisti che i rappresentanti istituzionali avevano del tempo da perdere?
E se la notizia è infondata, perché venerdì scorso, durante una riunione politica, è emerso nuovamente l'argomento "Giudice di Pace"? Fonti interne alla maggioranza ci precisano che si discuteva dell'opportunità di destinare i locali della ex Pretura, ove attualmente si trova il giudice di pace, ad altre attività, riportando l'ufficio nella sua precedente sede di Corso Cavour. Questo a conferma che di "infondato" e, a questo punto inopportuno, è il post con velleità chiarificatrici apparso sul profilo Facebook del Comune di Corato. Post che però non chiarisce nulla, anzi, genera ulteriore confusione.
E, se la notizia è infondata, perché ci sono stati anche degli accesi confronti interni ai consiglieri di maggioranza circa la mancata condivisione politica della scelta? Più probabile che ci sia stato un difetto di comunicazione interna, l'ennesimo, e si voglia scrollarsi di dosso le responsabilità di un infelice dialogo.
Per noi ogni parola ha seria importanza. Non scriviamo per compiacerci o per diletto. D'altra parte stigmatizziamo il modo poco istituzionale con il quale - senza spiegazione alcuna - il Comune di Corato abbia voluto rispondere al nostro pezzo. La rettifica o la smentita sono dei diritti che vanno esercitati nelle sedi opportune, in questo caso sulle pagine di un giornale regolarmente iscritto al Tribunale, e non sui social network. Cosa che non è accaduta. Forse perché tale richiesta non avrebbe avuto fondamento alcuno?
Quanto oggi accaduto sulle pagine social del Comune di Corato non fa bene a nessuno, in quanto mina la credibilità di chi fa informazione per professione ma anche di chi, attualmente, amministra la cosa pubblica. Ed è poco gradevole anche nei confronti di quella categoria alla quale l'amministrazione ha voluto ribadire - quasi ve ne fosse bisogno - attestazioni di stima. Non sarebbe stato lesivo per alcuno ammettere, candidamente, di aver avviato un percorso di riflessione non ancora giunto a definizione (come tra l'altro ampiamente desumibile dal nostro pezzo) e arricchire di ulteriori informazioni, utili alla comprensione del tema, il dibattito e la notizia.
Sia per i contenuti, sia per lo strumento utilizzato che per i modi adottati, la sedicente smentita non è confacente ai registri che una pubblica amministrazione dovrebbe adottare. E questo ci rammarica molto.
Dalla mezzanotte di oggi è online un articolo a firma di Giuseppe Di Bisceglie (con tanto di foto dell'estensore del pezzo) che accende i riflettori su un argomento molto dibattuto tra gli avvocati di Corato e dintorni: il destino degli uffici del giudice di pace di Corato. Nel pezzo si fa riferimento ad una volontà dell'amministrazione comunale di mettere in discussione la permanenza del presidio negli attuali locali di Piazza Sedile ovvero della possibile indisponibilità del Comune a farsi carico delle spese di permanenza degli uffici in città. Una volontà che avrebbe scatenato un certo dibattito tra i professionisti della categoria forense.
Una notizia bollata come "infondata" dal Comune di Corato. Nessuna richiesta di rettifica, nessuna spiegazione ufficiale da parte dell'amministrazione comunale è giunta alla nostra redazione. Eppure il riferimento ad "alcune testate locali" è chiaramente indirizzato a noi. Ed è già una prima stranezza, dal momento che i nostri indirizzi, numeri di telefono e contatti sono pienamente in possesso dell'ufficio stampa del Comune di Corato che avrebbe potuto chiedere una rettifica o inviare una smentita alla nostra redazione. Cosa che - come è evidente - non è stata fatta. Forse perché la notizia non è affatto infondata e possiamo ampiamente dimostrarlo.
Lo scorso 16 marzo vi è infatti stata interlocuzione tra un rappresentante della categoria degli avvocati ed un membro della giunta comunale. L'argomento era proprio l'ufficio del giudice di pace. E gli avvocati si stavano persino organizzando con una delegazione per incontrare la giunta e il sindaco. Forse sia i professionisti che i rappresentanti istituzionali avevano del tempo da perdere?
E se la notizia è infondata, perché venerdì scorso, durante una riunione politica, è emerso nuovamente l'argomento "Giudice di Pace"? Fonti interne alla maggioranza ci precisano che si discuteva dell'opportunità di destinare i locali della ex Pretura, ove attualmente si trova il giudice di pace, ad altre attività, riportando l'ufficio nella sua precedente sede di Corso Cavour. Questo a conferma che di "infondato" e, a questo punto inopportuno, è il post con velleità chiarificatrici apparso sul profilo Facebook del Comune di Corato. Post che però non chiarisce nulla, anzi, genera ulteriore confusione.
E, se la notizia è infondata, perché ci sono stati anche degli accesi confronti interni ai consiglieri di maggioranza circa la mancata condivisione politica della scelta? Più probabile che ci sia stato un difetto di comunicazione interna, l'ennesimo, e si voglia scrollarsi di dosso le responsabilità di un infelice dialogo.
Per noi ogni parola ha seria importanza. Non scriviamo per compiacerci o per diletto. D'altra parte stigmatizziamo il modo poco istituzionale con il quale - senza spiegazione alcuna - il Comune di Corato abbia voluto rispondere al nostro pezzo. La rettifica o la smentita sono dei diritti che vanno esercitati nelle sedi opportune, in questo caso sulle pagine di un giornale regolarmente iscritto al Tribunale, e non sui social network. Cosa che non è accaduta. Forse perché tale richiesta non avrebbe avuto fondamento alcuno?
Quanto oggi accaduto sulle pagine social del Comune di Corato non fa bene a nessuno, in quanto mina la credibilità di chi fa informazione per professione ma anche di chi, attualmente, amministra la cosa pubblica. Ed è poco gradevole anche nei confronti di quella categoria alla quale l'amministrazione ha voluto ribadire - quasi ve ne fosse bisogno - attestazioni di stima. Non sarebbe stato lesivo per alcuno ammettere, candidamente, di aver avviato un percorso di riflessione non ancora giunto a definizione (come tra l'altro ampiamente desumibile dal nostro pezzo) e arricchire di ulteriori informazioni, utili alla comprensione del tema, il dibattito e la notizia.
Sia per i contenuti, sia per lo strumento utilizzato che per i modi adottati, la sedicente smentita non è confacente ai registri che una pubblica amministrazione dovrebbe adottare. E questo ci rammarica molto.