Giorno del Ricordo, il messaggio del sindaco De Benedittis
In occasione della ricorrenza le parole del primo cittadino
mercoledì 10 febbraio 2021
13.39
Il 10 febbraio di ogni anno, la nostra Comunità nazionale ricorda la vicenda, triste e drammatica, degli italiani e delle italiane, residenti in Venezia Giulia, nel Quarnaro, in Dalmazia, che furono doppiamente vittime, prima della vendetta jugoslava, poi, della lunga dimenticanza, da parte delle Istituzioni nostrane.
In quei luoghi, si è consumato il difficile rapporto tra nazionalità e popolazioni. Come la gran parte dei Balcani, anche quelle terre erano e sono caratterizzate da una pluralità di minoranze etniche, con differenti riferimenti nazionali.
Nel Nord Est, la minoranza italiana era prevalente per numero e peso economico e, tuttavia, per secoli, aveva convissuto pacificamente con le altre etnie, croate, slovene ecc.
Gli equilibri si erano rotti, con l'irrompere degli odi nazionalisti, che, poi, con l'occupazione fascista, si erano tradotti in politiche violente di italianizzazione forzata.
Quella follia si rivolse contro, quando, sul finire della Seconda Guerra Mondiale, quei territori passarono alla Jugoslavia e la minoranza italiana fu travolta dalla vendetta delle popolazioni locali, civili e militari, che si macchiarono, a loro volta, di crimini gravissimi, che assunsero i caratteri della pulizia etnica. Migliaia di uomini e donne di etnia italiana furono precipitati nei dirupi carsici delle foibe o in gran numero deportati nei campi di detenzione.
L'esodo verso l'Italia fu l'unica alternativa perseguibile, che il Governo jugoslavo di Tito diede alla minoranza italiana.
L'Italia, a sua volta, travolta dai disastri della guerra e del fascismo, riservò ai profughi istriano-dalmati, un'accoglienza fredda, che, presto, si tradusse in indifferenza e dimenticanza. Molti di quei profughi avrebbero preso, di lì a poco, la via dell'emigrazione, verso l'America.
Ricordare, oggi, significa acquisire consapevolezza di come gli equilibri etnici siano delicati e complessi e di come soltanto politiche democratiche e pluraliste possano metterci al riparo dalla riedizione, sempre possibile, di persecuzioni e crimini contro l'umanità.
In quei luoghi, si è consumato il difficile rapporto tra nazionalità e popolazioni. Come la gran parte dei Balcani, anche quelle terre erano e sono caratterizzate da una pluralità di minoranze etniche, con differenti riferimenti nazionali.
Nel Nord Est, la minoranza italiana era prevalente per numero e peso economico e, tuttavia, per secoli, aveva convissuto pacificamente con le altre etnie, croate, slovene ecc.
Gli equilibri si erano rotti, con l'irrompere degli odi nazionalisti, che, poi, con l'occupazione fascista, si erano tradotti in politiche violente di italianizzazione forzata.
Quella follia si rivolse contro, quando, sul finire della Seconda Guerra Mondiale, quei territori passarono alla Jugoslavia e la minoranza italiana fu travolta dalla vendetta delle popolazioni locali, civili e militari, che si macchiarono, a loro volta, di crimini gravissimi, che assunsero i caratteri della pulizia etnica. Migliaia di uomini e donne di etnia italiana furono precipitati nei dirupi carsici delle foibe o in gran numero deportati nei campi di detenzione.
L'esodo verso l'Italia fu l'unica alternativa perseguibile, che il Governo jugoslavo di Tito diede alla minoranza italiana.
L'Italia, a sua volta, travolta dai disastri della guerra e del fascismo, riservò ai profughi istriano-dalmati, un'accoglienza fredda, che, presto, si tradusse in indifferenza e dimenticanza. Molti di quei profughi avrebbero preso, di lì a poco, la via dell'emigrazione, verso l'America.
Ricordare, oggi, significa acquisire consapevolezza di come gli equilibri etnici siano delicati e complessi e di come soltanto politiche democratiche e pluraliste possano metterci al riparo dalla riedizione, sempre possibile, di persecuzioni e crimini contro l'umanità.