Favori in divisa, tutti a giudizio i 32 imputati tra cui alcuni coratini
Il processo riguarda anche tre militari dell'Arma e un agente della Penitenziaria. Prima udienza il 24 ottobre
mercoledì 13 aprile 2022
12.15
Tutti rinviati a giudizio i 32 imputati (uno di questi, Nicola De Santis, oggi collaboratore di giustizia e che ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato, è stato condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione) nell'ambito di un'inchiesta svolta dalla Procura della Repubblica di Trani su un presunto sistema di "favori" in cambio di vantaggi economici.
Tra le 32 persone imputate - accusate di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio - ci sono anche tre militari dell'Arma dei Carabinieri (il sottotenente Francesco Antonino e i vice brigadieri Cosimo Faretina e Michele Pastore) di stanza, negli anni passati, fra la Compagnia e la Stazione di Molfetta e Corato, ma anche un assistente capo della Polizia Penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di Trani, Giuseppe Varesano. Martedì pomeriggio, la decisione del giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Trani, Ivan Barlafante, ha scritto la parola fine sulla «fase uno» del procedimento, con la chiusura dell'udienza preliminare. Si tratta di un passaggio cruciale della vicenda, che farà entrare nel vivo il processo, al via il 24 ottobre prossimo.
Le indagini sono nate dalle rivelazioni di Tommaso Nuzzi, un pregiudicato di Corato nel corso degli anni diventato collaboratore di giustizia. A gennaio, dopo che dodici mesi prima (ad aprile dello scorso anno) aveva firmato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, il sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Trani, Marcello Catalano, ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 32 persone: a distanza di soli quattro mesi sono stati tutti rinviati a giudizio. Il procedimento riguarda una lunghissima serie di furti e di rapine ai bancomat, in negozi e tabaccherie commessi tra l'area metropolitana di Bari e la provincia di Barletta, Andria e Trani tra il 2011 e il 2019.
Tra i 32 imputati, oltre ai quattro appartenenti alle forze dell'ordine, spicca il nome di Flavio D'Introno, il grande accusatore dei giudici Michele Nardi e Antonio Savasta che con le sue rivelazioni ha consentito ai magistrati leccesi di fare piena luce sul cosiddetto "Sistema Trani" e che è accusato, sulla base di quanto ha raccontato Nuzzi, di avere organizzato il furto di gioielli e borse firmate nell'appartamento di un suo conoscente (a Trani, a novembre 2012, commesso da Nuzzi e da quattro baresi di 42, 45, 46 e 48 anni) e la tentata rapina con sequestro di persona in casa del cugino Giuseppe (a Corato, nel giugno 2015, anche in questo caso commessa da Nuzzi con cinque baresi di 31, 41, 48, 49 e 50 anni armati di pistole).
Non solo: l'imprenditore di Corato risponde anche del reato di estorsione aggravata perché avrebbe condotto due persone (un 57enne di Corato ed un 51enne di Andria, nda) a minacciare il titolare di una gioielleria, in centro a Bari, affinché non pretendesse il saldo di un Rolex venduto a 27mila euro. «In particolare, a fronte dell'acquisto del citato orologio e del pagamento di soli 17mila euro - si legge agli atti -, D'Introno, al fine di non pagare il residuo corrispettivo» avrebbe minacciato il gioielliere, spalleggiato dai suoi complici.
Insieme a lui, sono imputati anche quattro esponenti in divisa pronti a chiudere non un solo occhio, ma tutti e due, in cambio di denaro e benefit. In particolare Faretina, 56enne vice brigadiere originario di Canosa di Puglia, in servizio negli anni passati al Nucleo Radiomobile della Compagnia di Molfetta, «abusando della sua qualità» avrebbe «omesso e/o ritardato un atto del proprio ufficio e comunque per compiere un atto contrario ai doveri di ufficio», ricevendo da Nuzzi «denaro ed altre utilità».
Nel dettaglio, sempre secondo la Procura della Repubblica di Trani, avrebbe segnalato a Nuzzi «i propri turni di servizio notturni e informazioni circa bancomat e negozi di abbigliamento siti a Molfetta in modo da consentire a Nuzzi e ai suoi complici di eseguire i furti potendo agire indisturbati». In cambio, secondo la tesi della Procura di Trani, avrebbe ricevuto «500 euro ogni volta, parte della refurtiva». E a Molfetta, proprio in quegli anni, i furti avvennero eccome: nel mirino finirono una tabaccheria (a novembre 2011), un negozio di abbigliamento per bambini (a dicembre 2011) e due bancomat (a maggio 2014).
Sul banco degli imputati - anche lui rinviato a giudizio - è finito pure un altro vice brigadiere (Pastore, 58enne originario di Andria in servizio presso la Stazione di Corato) che, sempre secondo la Procura di Trani, avrebbe «omesso atti del proprio ufficio», ovvero compiendo «ogni attività di contrasto ai reati commessi da Nuzzi e comunque per "non controllarlo e lasciarlo passare… e non dargli fastidio"», è scritto agli atti dell'inchiesta.
Antonino, 52enne sottotenente dei Carabinieri originario di Bisceglie e numero due, negli anni passati, della Stazione di Molfetta, invece, «in cambio di utilità cripticamente indicate in "tre caffè"», dopo aver elevato un verbale amministrativo, avrebbe redatto, su precisa intercessione del collega Faretina, «un ricorso indirizzato al Prefetto di Bari, nonché la proposta d'archiviazione di ufficio, nella quale attestava falsamente di aver rilevato egli stesso erroneamente il numero di targa» di un'autovettura in divieto di sosta, mentre Varesano, 56enne di Corato assistente capo della Polizia Penitenziaria in servizio al carcere di Trani, si sarebbe «messo a disposizione introducendo e consegnando le sigarette al detenuto Nuzzi» ottenendo in cambio un televisore.
Oltre a loro, accusati a vario titolo dei reati di furto aggravato, ricettazione, riciclaggio, estorsione, tentativo di rapina e sequestro di persona, sono finiti nei guai numerosi nomi noti alle cronache locali i quali avrebbero beneficiato dei favori concessi dai pubblici ufficiali in cambio di "regali" oltre ad alcuni presunti fiancheggiatori. Dieci, invece, le parti offese: nove persone fisiche e il Ministero dell'Interno. Quello di martedì è stato il primo passo, la «fase due», invece, ha già una data di partenza, il 24 ottobre prossimo, con l'avvio del processo vero e proprio.
Tra le 32 persone imputate - accusate di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio - ci sono anche tre militari dell'Arma dei Carabinieri (il sottotenente Francesco Antonino e i vice brigadieri Cosimo Faretina e Michele Pastore) di stanza, negli anni passati, fra la Compagnia e la Stazione di Molfetta e Corato, ma anche un assistente capo della Polizia Penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di Trani, Giuseppe Varesano. Martedì pomeriggio, la decisione del giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Trani, Ivan Barlafante, ha scritto la parola fine sulla «fase uno» del procedimento, con la chiusura dell'udienza preliminare. Si tratta di un passaggio cruciale della vicenda, che farà entrare nel vivo il processo, al via il 24 ottobre prossimo.
Le indagini sono nate dalle rivelazioni di Tommaso Nuzzi, un pregiudicato di Corato nel corso degli anni diventato collaboratore di giustizia. A gennaio, dopo che dodici mesi prima (ad aprile dello scorso anno) aveva firmato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, il sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Trani, Marcello Catalano, ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 32 persone: a distanza di soli quattro mesi sono stati tutti rinviati a giudizio. Il procedimento riguarda una lunghissima serie di furti e di rapine ai bancomat, in negozi e tabaccherie commessi tra l'area metropolitana di Bari e la provincia di Barletta, Andria e Trani tra il 2011 e il 2019.
Tra i 32 imputati, oltre ai quattro appartenenti alle forze dell'ordine, spicca il nome di Flavio D'Introno, il grande accusatore dei giudici Michele Nardi e Antonio Savasta che con le sue rivelazioni ha consentito ai magistrati leccesi di fare piena luce sul cosiddetto "Sistema Trani" e che è accusato, sulla base di quanto ha raccontato Nuzzi, di avere organizzato il furto di gioielli e borse firmate nell'appartamento di un suo conoscente (a Trani, a novembre 2012, commesso da Nuzzi e da quattro baresi di 42, 45, 46 e 48 anni) e la tentata rapina con sequestro di persona in casa del cugino Giuseppe (a Corato, nel giugno 2015, anche in questo caso commessa da Nuzzi con cinque baresi di 31, 41, 48, 49 e 50 anni armati di pistole).
Non solo: l'imprenditore di Corato risponde anche del reato di estorsione aggravata perché avrebbe condotto due persone (un 57enne di Corato ed un 51enne di Andria, nda) a minacciare il titolare di una gioielleria, in centro a Bari, affinché non pretendesse il saldo di un Rolex venduto a 27mila euro. «In particolare, a fronte dell'acquisto del citato orologio e del pagamento di soli 17mila euro - si legge agli atti -, D'Introno, al fine di non pagare il residuo corrispettivo» avrebbe minacciato il gioielliere, spalleggiato dai suoi complici.
Insieme a lui, sono imputati anche quattro esponenti in divisa pronti a chiudere non un solo occhio, ma tutti e due, in cambio di denaro e benefit. In particolare Faretina, 56enne vice brigadiere originario di Canosa di Puglia, in servizio negli anni passati al Nucleo Radiomobile della Compagnia di Molfetta, «abusando della sua qualità» avrebbe «omesso e/o ritardato un atto del proprio ufficio e comunque per compiere un atto contrario ai doveri di ufficio», ricevendo da Nuzzi «denaro ed altre utilità».
Nel dettaglio, sempre secondo la Procura della Repubblica di Trani, avrebbe segnalato a Nuzzi «i propri turni di servizio notturni e informazioni circa bancomat e negozi di abbigliamento siti a Molfetta in modo da consentire a Nuzzi e ai suoi complici di eseguire i furti potendo agire indisturbati». In cambio, secondo la tesi della Procura di Trani, avrebbe ricevuto «500 euro ogni volta, parte della refurtiva». E a Molfetta, proprio in quegli anni, i furti avvennero eccome: nel mirino finirono una tabaccheria (a novembre 2011), un negozio di abbigliamento per bambini (a dicembre 2011) e due bancomat (a maggio 2014).
Sul banco degli imputati - anche lui rinviato a giudizio - è finito pure un altro vice brigadiere (Pastore, 58enne originario di Andria in servizio presso la Stazione di Corato) che, sempre secondo la Procura di Trani, avrebbe «omesso atti del proprio ufficio», ovvero compiendo «ogni attività di contrasto ai reati commessi da Nuzzi e comunque per "non controllarlo e lasciarlo passare… e non dargli fastidio"», è scritto agli atti dell'inchiesta.
Antonino, 52enne sottotenente dei Carabinieri originario di Bisceglie e numero due, negli anni passati, della Stazione di Molfetta, invece, «in cambio di utilità cripticamente indicate in "tre caffè"», dopo aver elevato un verbale amministrativo, avrebbe redatto, su precisa intercessione del collega Faretina, «un ricorso indirizzato al Prefetto di Bari, nonché la proposta d'archiviazione di ufficio, nella quale attestava falsamente di aver rilevato egli stesso erroneamente il numero di targa» di un'autovettura in divieto di sosta, mentre Varesano, 56enne di Corato assistente capo della Polizia Penitenziaria in servizio al carcere di Trani, si sarebbe «messo a disposizione introducendo e consegnando le sigarette al detenuto Nuzzi» ottenendo in cambio un televisore.
Oltre a loro, accusati a vario titolo dei reati di furto aggravato, ricettazione, riciclaggio, estorsione, tentativo di rapina e sequestro di persona, sono finiti nei guai numerosi nomi noti alle cronache locali i quali avrebbero beneficiato dei favori concessi dai pubblici ufficiali in cambio di "regali" oltre ad alcuni presunti fiancheggiatori. Dieci, invece, le parti offese: nove persone fisiche e il Ministero dell'Interno. Quello di martedì è stato il primo passo, la «fase due», invece, ha già una data di partenza, il 24 ottobre prossimo, con l'avvio del processo vero e proprio.