Edicole a Corato, presidi di libertà ai tempi del Covid-19. Intervista

«Rischio e paura non mancano, ma l’edicola è un riferimento con una funzione sociale per il quartiere»

sabato 11 aprile 2020
A cura di Tiziana Di Gravina
Con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 marzo 2020 il Paese si chiude e si ferma. Restano assicurati solo i servizi e le attività commerciali ritenute essenziali, su cui poi si focalizzerà il DPCM del 22 marzo.

In prossimità delle festività pasquali, il Commissario straordinario del Comune di Corato, la dott.ssa Schettini, ha firmato, l'8 aprile, l'ordinanza che dispone la chiusura di tutte le attività commerciali alimentari e non per le giornate di domenica 12 aprile e lunedì 13 aprile, ad eccezione delle rivendite di giornali, le farmacie, le parafarmacie e i distributori di carburante in modalità self service.

Gli edicolanti coratini, quindi, si ritrovano attivi in "trincea", al fianco di farmacisti e degli instancabili operatori sanitari e di tutti coloro che operano attivamente per la sicurezza e il controllo sul territorio e per il sostentamento del fabbisogno essenziale.

A Pasqua e Pasquetta dovrebbero restare aperte, o meglio: «Domenica 12 aprile io resterò chiuso perché è il mio giorno di riposo ma le edicole coratine effettuano, non necessariamente tutte, l'apertura per mezza giornata, rispettando l'obbligo di garantire che almeno il 50% delle attività aperte sul territorio previsto per tutte le domeniche e i giorni festivi. – spiega l'edicolante Aldo Papagno – Stesso obbligo va rispettato anche nella turnazione dei giorni di ferie e di riposo settimanale. Il giorno di Pasquetta però, - aggiunge – essendo successivo a un giorno di festa in cui le rotative rimangono ferme, non escono i quotidiani e quindi è notoriamente un giorno di festa e di chiusura per tutte le edicole. L'apertura resta a discrezione dell'edicolante».

Le edicole sono i principali garanti della possibilità per i cittadini di attingere all'informazione quotidianamente, presidi della libertà di stampa. Ma com'è cambiata l'attività dell'edicolante durante l'emergenza Covid-19?
Premetto che a me piace il mio lavoro e lo vivo come un servizio, instaurando rapporti amichevoli con i clienti. Ma ci sono onori e oneri nell'esercizio commerciale. Il rischio più grande è non sapere quando e come il virus arriverà, essendo a contatto col pubblico, è innegabile la paura, il pensiero di dover rientrare ogni giorno a casa dai genitori con una incognita e il pensiero di non aprire che balena ogni tanto in mente.

Che misure hai adottato?
Dal DPCM del 9 marzo ho affisso un avviso all'esterno dell'edicola invitando i clienti ad attendere fuori se all'interno ci sono già due clienti, mantenendo la distanza di sicurezza. Lascio la porta chiusa perché possano imbattersi nell'avviso ed evitare di entrare per abitudine senza far caso alle misure.

Ogni edicolante ha provveduto ad approvvigionarsi di dispositivi di protezione, guanti e mascherine, personalmente, non ci sono stati forniti. Io personalmente uso mascherine con filtro Ffp2. La clientela può usufruire del bagno all'interno della mia attività e del sapone igienizzante per lavarsi le mani quando lo ritiene opportuno.

I clienti usano dispositivi di protezione?
Hanno iniziato ad usare l'abitudine di indossare la mascherina in maniera graduale nel tempo, ma raramente capita che indossino anche i guanti. Il flusso di clienti è diminuito quindi non si creano assembramenti neanche nelle cosiddette ore di punta.

Meno clientela significa minor vendita e perdita economica?
Beh, sì. Basta pensare alla perdita economica per la mancata distribuzione dei giornali nei bar. Nel solo reparto di cartoleria ho registrato un decremento del 20-30% rispetto alla media di questo stesso periodo dello scorso anno. C'è da considerare anche che si lavora con orari ridotti. Non essendoci più le scuole aperte, la mattina chiudo alle 13.00, nel pomeriggio apro per circa un'ora e chiudo intorno alle 19.30, quando chiudono anche le attività vicine, anche perché per le strade c'è deserto.

A supporto delle nostre perdite, dagli enti preposti, non si vede niente di concreto, ma si spera.

Cosa si vende di più?
Si vende qualche quotidiano in più, è inevitabile il bisogno di informazione in questo periodo. Quello che va per la maggiore sono le riviste di enigmistica, di ogni genere, formato e prezzo. Qualche giorno fa, ad esempio, sono rimasto completamente a secco e non mi era mai capitato. La gente ha bisogno di strumenti di intrattenimento, dovendo restare a casa, e la stessa cosa vale per i bambini: giochini, album da colorare e colori, fumetti, tutto il necessario per passare il tempo in quarantena.

Ci sono richieste particolari in questo periodo?
Sto lavorando molto con la stampa di file, credo di aver stampato un'infinità di moduli di autocertificazioni. Offro un supporto agli studenti per la didattica a distanza. Studenti e genitori mi inviano via mail tutto il materiale didattico che ricevono dagli insegnanti da stampare. A stampa pronta, li avviso per la consegna.

Inoltre, alla chiusura, effettuo anche servizio di consegna a domicilio su richiesta, così da agevolare i clienti anziani, impossibilitati ad uscire o che non se la sentono di farlo.

Come influirà tutto questo sul futuro dell'attività di edicolante?
La nostra è sempre stata una categoria molto bistrattata, ora se ne sta parlando come presidio di libertà, attività necessaria. Spero che l'attenzione sulla nostra categoria resti immutata, che possa servire a far capire l'importanza dell'edicola come riferimento per il quartiere, anche per la funzione sociale che svolge, per il suo essere presidio di normalità, oltre che per il duro lavoro che c'è dietro e che inizia all'alba alla consegna dei giornali da parte dei distributori.