«Ecco perché via Giappone non va chiusa». Parlano Malcangi e Musci
I due ex assessori ai lavori pubblici parlano del progetto al centro della polemica sul doppio binario
venerdì 16 marzo 2018
16.44
«Non potevamo essere d'accordo con un progetto che bloccasse l'espansione della città». Lo affermano ad un'unica voce gli assessori ai lavori pubblici che si sono susseguiti durante l'amministrazione guidata da Massimo Mazzilli, Mario Matteo Malcangi e Luigi Musci, in riferimento alla polemica sorta in seguito alla mancanza dell'autorizzazione da parte del Comune di Corato per l'avvio dei lavori di costruzione del raddoppio del binario della ferrovia.
Prima Malcangi e poi Musci hanno seguito da vicino la faccenda ribadendo in ogni occasione come il primo progetto, che contemplava la chiusura del passaggio a livello di Via Giappone, fosse un errore da evitare.
«Sin dall'amministrazione Perrone, gli accordi con Ferrotramviaria erano quelli di realizzare un sottopasso su via Trani e di chiudere il passaggio a livello di Via Giappone. L'unica forma di collegamento per raggiungere, dunque, la zona oltre il passaggio a livello, sarebbe stata una bretella che da Via Trani conducesse alla zona oltre la ferrovia», spiega Malcangi.
Una soluzione complessa e dannosa, oltre che economicamente svantaggiosa, secondo l'avviso dell'ex assessore ai lavori pubblici ed esponente del Movimento Schittulli.
«Si sarebbe creato un ingorgo di traffico su via Trani che, tra l'altro, è una strada che non è allargabile né tanto meno può essere utilizzata secondo un unico senso di marcia» continua Malcangi. Un problema, quindi, per tutti coloro che risiedono oltre la ferrovia o che lì hanno i poderi, oltre che l'industria estrattiva che insiste su quella zona.
«Esigemmo, pertanto, che l'idea della bretella non fosse adottata dalla giunta. Eravamo e siamo convinti che non si possa chiudere via Giappone. Prospettammo la nostra idea all'ex assessore regionale Giannini il quale ci ribadì che occorreva chiudere il passaggio a livello per questioni di sicurezza e che non era percorribile l'idea di un sovrappasso. Eppure ci sono esempi, in città a noi vicine, di passaggi a livello ancora presenti nella zona urbana. Perché chiudere a tutti i costi il passaggio a livello di via Giappone?» continua Malcangi.
Secondo l'avviso di entrambi gli ex assessori ai lavori pubblici una soluzione per migliorare la viabilità in zona c'è, è facilmente realizzabile ed ha costi molto contenuti.
«Quando avemmo un ulteriore incontro con l'assessore Giannini, ci fu riferito che erano a disposizione dei fondi CIPE per la soppressione dei passaggi a livello: si poteva dunque realizzare il sovrappasso, tant'è che Ferrotramviaria presentò un progetto preliminare che, appunto, prevedeva il sovrappasso. Vogliamo tuttavia chiarire che tali interlocuzioni con Regione e Ferrotramviaria non pregiudicavano in nessun modo l'inizio dei lavori che, volendo, sarebbero potuti partire» ribadiscono in coro Malcangi e Musci.
Perché insistere per la non chiusura del passaggio a livello o per la realizzazione di un sovrappasso?
«Si noti la conformazione del sovrappasso di via Giappone. Si noti al lato la presenza di due strade, di cui una è rimasta chiusa mentre l'altra è aperta ed è un comodo innesto sulla provinciale. Aprendo al passaggio dei veicoli anche la seconda strada si sarebbe potuto snellire di molto il traffico veicolare in entrata e creare un nuovo innesto sulla provinciale. Una occasione anche per valorizzare una strada la cui comodità è fuori discussione e, attorno alla quale, si può prevedere una espansione della città» concordano i due ex assessori.
A cosa si riferisce, dunque, La Gazzetta del Mezzogiorno, quando parla di "ricatto" da parte del Comune di Corato per il rilascio dell'autorizzazione per procedere ai lavori?
«Ciò che viene definito "ricatto", in realtà tale non è e non si riferisce alla chiusura del passaggio a livello di via Giappone, né tanto meno alla realizzazione della bretella o del sovrappasso. Il "ricatto" consisterebbe nella richiesta da parte del Comune di realizzare un sottopasso che portasse dal realizzando parcheggio alla stazione. Una richiesta legittima sulla quale si era ampiamente discusso e ci si era trovati concordi» chiude Malcangi.
Prima Malcangi e poi Musci hanno seguito da vicino la faccenda ribadendo in ogni occasione come il primo progetto, che contemplava la chiusura del passaggio a livello di Via Giappone, fosse un errore da evitare.
«Sin dall'amministrazione Perrone, gli accordi con Ferrotramviaria erano quelli di realizzare un sottopasso su via Trani e di chiudere il passaggio a livello di Via Giappone. L'unica forma di collegamento per raggiungere, dunque, la zona oltre il passaggio a livello, sarebbe stata una bretella che da Via Trani conducesse alla zona oltre la ferrovia», spiega Malcangi.
Una soluzione complessa e dannosa, oltre che economicamente svantaggiosa, secondo l'avviso dell'ex assessore ai lavori pubblici ed esponente del Movimento Schittulli.
«Si sarebbe creato un ingorgo di traffico su via Trani che, tra l'altro, è una strada che non è allargabile né tanto meno può essere utilizzata secondo un unico senso di marcia» continua Malcangi. Un problema, quindi, per tutti coloro che risiedono oltre la ferrovia o che lì hanno i poderi, oltre che l'industria estrattiva che insiste su quella zona.
«Esigemmo, pertanto, che l'idea della bretella non fosse adottata dalla giunta. Eravamo e siamo convinti che non si possa chiudere via Giappone. Prospettammo la nostra idea all'ex assessore regionale Giannini il quale ci ribadì che occorreva chiudere il passaggio a livello per questioni di sicurezza e che non era percorribile l'idea di un sovrappasso. Eppure ci sono esempi, in città a noi vicine, di passaggi a livello ancora presenti nella zona urbana. Perché chiudere a tutti i costi il passaggio a livello di via Giappone?» continua Malcangi.
Secondo l'avviso di entrambi gli ex assessori ai lavori pubblici una soluzione per migliorare la viabilità in zona c'è, è facilmente realizzabile ed ha costi molto contenuti.
«Quando avemmo un ulteriore incontro con l'assessore Giannini, ci fu riferito che erano a disposizione dei fondi CIPE per la soppressione dei passaggi a livello: si poteva dunque realizzare il sovrappasso, tant'è che Ferrotramviaria presentò un progetto preliminare che, appunto, prevedeva il sovrappasso. Vogliamo tuttavia chiarire che tali interlocuzioni con Regione e Ferrotramviaria non pregiudicavano in nessun modo l'inizio dei lavori che, volendo, sarebbero potuti partire» ribadiscono in coro Malcangi e Musci.
Perché insistere per la non chiusura del passaggio a livello o per la realizzazione di un sovrappasso?
«Si noti la conformazione del sovrappasso di via Giappone. Si noti al lato la presenza di due strade, di cui una è rimasta chiusa mentre l'altra è aperta ed è un comodo innesto sulla provinciale. Aprendo al passaggio dei veicoli anche la seconda strada si sarebbe potuto snellire di molto il traffico veicolare in entrata e creare un nuovo innesto sulla provinciale. Una occasione anche per valorizzare una strada la cui comodità è fuori discussione e, attorno alla quale, si può prevedere una espansione della città» concordano i due ex assessori.
A cosa si riferisce, dunque, La Gazzetta del Mezzogiorno, quando parla di "ricatto" da parte del Comune di Corato per il rilascio dell'autorizzazione per procedere ai lavori?
«Ciò che viene definito "ricatto", in realtà tale non è e non si riferisce alla chiusura del passaggio a livello di via Giappone, né tanto meno alla realizzazione della bretella o del sovrappasso. Il "ricatto" consisterebbe nella richiesta da parte del Comune di realizzare un sottopasso che portasse dal realizzando parcheggio alla stazione. Una richiesta legittima sulla quale si era ampiamente discusso e ci si era trovati concordi» chiude Malcangi.