Mille chilometri in taxi pur di tornare a Corato. Un viaggio da 1300 euro dopo due mesi lontani da casa
Si conclude l'odissea di mamma e figlio costretti a restare in Piemonte dal 7 marzo
martedì 5 maggio 2020
Sono riusciti a trovare il modo per far rientro a Corato e porre fine alla lontananza forzata da casa loro, madre e figlio che hanno atteso con ansia la possibilità di poterlo fare nel rispetto delle nuove disposizioni governative che, dal 4 maggio, consentono gli spostamenti fra regioni per far ritorno al proprio domicilio o residenza.
A marzo, un viaggio senza ritorno. Ora, un viaggio travagliato. Era il 7 marzo quando la donna arrivò con suo figlio a Savigliano, in provincia di Cuneo perché doveva prendersi cura di una zia ricoverata in ospedale. Bloccati dalle disposizioni governative che vietavano gli spostamenti fra regioni, quel viaggio che avrebbe dovuto durare pochi giorni si è prolungato per due lunghi mesi fatti di incertezza. È quanto ha raccontato a La Repubblica la coratina Mirela che in questi mesi è stata ospite con suo figlio dalla famiglia di una cugina, che vive con suo marito e i suoi due figli. «Non potevamo continuare a stare da lei e a pesare sulle loro spalle».
Ieri mattina presto con suo figlio e sua cugina è salita sul treno che da Savigliano li ha portati a Torino Porta Nuova, con la speranza di riuscire a trovare dei biglietti per far rientro a Corato. Arrivati in stazione però l'amara scoperta: tutti i treni erano già prenotati da tempo, nessun pullman era disponibile. «Qualcuno ci ha detto che forse avremmo trovato un aereo ma non potevamo continuare a vivere nell'incertezza» - ha dichiarato la donna alla testata.
Per questo, non potendo più rimandare e temendo un nuovo decreto che avrebbe potuto costringerli ancora lontani da casa in condizioni sempre più difficili anche dal punto di vista economico, Mirela ha contattato un autista che potesse riportarli a Corato, a quasi mille chilometri più a sud. Un viaggio costato 1300 euro pur di far rientro a casa «la salute è ancor più importante dei soldi - ha dichiarato - in questo caso la priorità era trovare la soluzione per tornare».
A marzo, un viaggio senza ritorno. Ora, un viaggio travagliato. Era il 7 marzo quando la donna arrivò con suo figlio a Savigliano, in provincia di Cuneo perché doveva prendersi cura di una zia ricoverata in ospedale. Bloccati dalle disposizioni governative che vietavano gli spostamenti fra regioni, quel viaggio che avrebbe dovuto durare pochi giorni si è prolungato per due lunghi mesi fatti di incertezza. È quanto ha raccontato a La Repubblica la coratina Mirela che in questi mesi è stata ospite con suo figlio dalla famiglia di una cugina, che vive con suo marito e i suoi due figli. «Non potevamo continuare a stare da lei e a pesare sulle loro spalle».
Ieri mattina presto con suo figlio e sua cugina è salita sul treno che da Savigliano li ha portati a Torino Porta Nuova, con la speranza di riuscire a trovare dei biglietti per far rientro a Corato. Arrivati in stazione però l'amara scoperta: tutti i treni erano già prenotati da tempo, nessun pullman era disponibile. «Qualcuno ci ha detto che forse avremmo trovato un aereo ma non potevamo continuare a vivere nell'incertezza» - ha dichiarato la donna alla testata.
Per questo, non potendo più rimandare e temendo un nuovo decreto che avrebbe potuto costringerli ancora lontani da casa in condizioni sempre più difficili anche dal punto di vista economico, Mirela ha contattato un autista che potesse riportarli a Corato, a quasi mille chilometri più a sud. Un viaggio costato 1300 euro pur di far rientro a casa «la salute è ancor più importante dei soldi - ha dichiarato - in questo caso la priorità era trovare la soluzione per tornare».