Deposito rifiuti radioattivi sulla Murgia, dal Parco ulteriori osservazioni per il "no"
La candidatura ufficiale a Geoparco UNESCO e l’approvazione della perimetrazione delle Aree Contigue un forte freno allo smaltimento nucleare
venerdì 14 gennaio 2022
15.45
Dopo la richiesta da parte della Sogin di produrre eventuali altre osservazioni volte all'individuazione del sito per il deposito di rifiuti radioattivi, il Parco Nazionale dell'Alta Murgia le ha formulate e trasmesse in questi giorni alla Regione Puglia, cabina di regia di un tavolo tecnico istituito a margine.
Nelle osservazioni presentate a ottobre scorso nell'ambito di un seminario nazionale, l'ente aveva rimarcato la presenza – nelle aree limitrofe al Parco – di habitat, specie animali e vegetali di rilievo conservazionistico, zone umide e siti Natura 2000, da tenere alla larga dallo stoccaggio di scorie nucleari. Nelle integrazioni prodotte si fa riferimento in primis alla candidatura a Geoparco UNESCO, ufficializzatasi il 29 novembre scorso da parte del Comitato Nazionale Italiano Geoparchi Mondiali Unesco.
«Con le integrazioni formulate – dichiara Francesco Tarantini, presidente PNAM – sono nero su bianco tutti i motivi per cui l'area delle Murge non è tra quelle idonee a "custodire" rifiuti radioattivi, ma specie animali e vegetali protette, bellezze naturali di elevato pregio e un patrimonio geologico che aspira al riconoscimento UNESCO. Con la perimetrazione delle Aree Contigue e la candidatura ufficiale a Geoparco abbiamo in mano due carte potenzialmente vincenti per allontanare un'ipotesi assurda che penalizzerebbe l'economia del territorio.»
L'istituzione del Geoparco sarebbe un forte deterrente all'ipotesi di realizzazione del deposito, inconciliabile con il patrimonio naturale, geologico e culturale delle Murge. Oltre alla Regione, a sostegno della candidatura ci sono numerosi soggetti pubblici e privati, tra cui l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (ISPRA), l'Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia, il CNR-Istituto di Geologia Ambientale e Geo-ingegneria, la Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA), l'Ordine dei Geologi della Puglia, la Federazione Italiana delle Associazioni e Club per l'Unesco, l'Osservatorio Europeo del Paesaggio di Arco Latino, il Prof. Bilal Haq dello Smithsonian Institution (Washington DC) e della Sorbonne University.
Come si rileva nelle ultime osservazioni, un ulteriore freno al deposito sarebbe la recente approvazione da parte della Regione (delibera n. 1932 del 29/11/2021) della perimetrazione delle Aree Contigue, uno strumento di tutela previsto dalla Legge quadro sulle aree protette, che oltre a valorizzare sul piano ambientale, geologico ed economico le aree limitrofe al Parco, include i territori di Laterza, Acquaviva delle Fonti e i centri urbani dei comuni del Parco esclusi dal suo perimetro.
Infine, a sostegno del no allo smaltimento nucleare c'è la sinergia tra il Parco Nazionale dell'Alta Murgia e il Parco della Murgia Materana, che già da tempo collaborano per la pianificazione coordinata delle aree gestite, allo scopo di integrare in un "sistema delle gravine" le componenti naturali, culturali ed etno-antropologiche dei due territori, tutelando habitat e specie di importanza conservazionistica a livello nazionale e comunitario. La volontà è di sottoscrivere a breve un protocollo d'intesa tra i due enti, che coinvolga anche la Provincia di Taranto.
Nelle osservazioni presentate a ottobre scorso nell'ambito di un seminario nazionale, l'ente aveva rimarcato la presenza – nelle aree limitrofe al Parco – di habitat, specie animali e vegetali di rilievo conservazionistico, zone umide e siti Natura 2000, da tenere alla larga dallo stoccaggio di scorie nucleari. Nelle integrazioni prodotte si fa riferimento in primis alla candidatura a Geoparco UNESCO, ufficializzatasi il 29 novembre scorso da parte del Comitato Nazionale Italiano Geoparchi Mondiali Unesco.
«Con le integrazioni formulate – dichiara Francesco Tarantini, presidente PNAM – sono nero su bianco tutti i motivi per cui l'area delle Murge non è tra quelle idonee a "custodire" rifiuti radioattivi, ma specie animali e vegetali protette, bellezze naturali di elevato pregio e un patrimonio geologico che aspira al riconoscimento UNESCO. Con la perimetrazione delle Aree Contigue e la candidatura ufficiale a Geoparco abbiamo in mano due carte potenzialmente vincenti per allontanare un'ipotesi assurda che penalizzerebbe l'economia del territorio.»
L'istituzione del Geoparco sarebbe un forte deterrente all'ipotesi di realizzazione del deposito, inconciliabile con il patrimonio naturale, geologico e culturale delle Murge. Oltre alla Regione, a sostegno della candidatura ci sono numerosi soggetti pubblici e privati, tra cui l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (ISPRA), l'Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia, il CNR-Istituto di Geologia Ambientale e Geo-ingegneria, la Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA), l'Ordine dei Geologi della Puglia, la Federazione Italiana delle Associazioni e Club per l'Unesco, l'Osservatorio Europeo del Paesaggio di Arco Latino, il Prof. Bilal Haq dello Smithsonian Institution (Washington DC) e della Sorbonne University.
Come si rileva nelle ultime osservazioni, un ulteriore freno al deposito sarebbe la recente approvazione da parte della Regione (delibera n. 1932 del 29/11/2021) della perimetrazione delle Aree Contigue, uno strumento di tutela previsto dalla Legge quadro sulle aree protette, che oltre a valorizzare sul piano ambientale, geologico ed economico le aree limitrofe al Parco, include i territori di Laterza, Acquaviva delle Fonti e i centri urbani dei comuni del Parco esclusi dal suo perimetro.
Infine, a sostegno del no allo smaltimento nucleare c'è la sinergia tra il Parco Nazionale dell'Alta Murgia e il Parco della Murgia Materana, che già da tempo collaborano per la pianificazione coordinata delle aree gestite, allo scopo di integrare in un "sistema delle gravine" le componenti naturali, culturali ed etno-antropologiche dei due territori, tutelando habitat e specie di importanza conservazionistica a livello nazionale e comunitario. La volontà è di sottoscrivere a breve un protocollo d'intesa tra i due enti, che coinvolga anche la Provincia di Taranto.