De Benedittis dalla piazza: «Porte aperte al PD ma con gli ultimatum si fa la guerra»

Il professore dal palco con il sindaco di Bitonto Abbaticchio

domenica 9 febbraio 2020 23.25
È arrivato in piazza Cesare Battisti come si faceva un tempo. In corteo, seguito da giovani con le bandiere dei partiti, con la bandiera della pace e con la bandiera di Libera. È salito sul palco insieme al sindaco di Bitonto Michele Abbaticchio e ha parlato al pubblico presente per un'ora.

Corrado De Benedittis ha tenuto il suo atteso comizio parlando di valori, di futuro ma anche di passato. Soltanto in poche occasioni si è rivolto ai suoi avversari e a coloro che non hanno (ancora?) aderito al suo progetto. Quel progetto che rivelò il 24 novembre e dal quale non è intenzionato a muoversi di neanche un millimetro.

Ad aprire il lungo monologo del professore è stato Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto e vice presidente nazionale di Italia in Comune, che a Corato ha scelto di sostenere De Benedittis. Un intervento sul tema della legalità e della lotta alle mafie, temi molto cari al sindaco bitontino che, tuttavia, non ha dimenticato di essere a Corato per la campagna elettorale. Il rapporto tra mafia e politica al centro del suo intervento: «Per contrastare le mafie dobbiamo cominciare dalla cabina elettorale. Tutto inizia dal candidato sindaco che accetta i compromessi, che paga i rappresentanti di lista, che chiede il contributo alle aziende che pagano i manifesti e poi sono le aziende che ti presentano il conto» ha detto Abbaticchio, dipingendo poi Corrado De Benedittis come il candidato «dalla reputazione cristallina». «Se qualcuno pensa che De Benedittis possa scendere a compromessi vada via da questa piazza» ha poi tuonato.
Un passaggio sulla richiesta di primarie avanzata da alcune forze di centrosinistra non poteva mancare: «A chi oggi chiede le primarie mi permetto di dire che non è quella la soluzione. Corrado De Benedittis ha una reputazione cristallina: non si porta soltanto un nome, si portano delle scelte, quelle dei candidati che non pagano i rappresentanti di lista, di liste che non accettano di presentare il conto perché abituate a lavorare con gli appalti dei lavoro pubblici del comune di Corato. Le scelte le facciamo noi cittadini. Quando votiamo persone che sappiamo fare politica per i propri interessi o che promettono posti di lavoro lì siamo colpevoli esattamente come loro» ha detto prima di lasciare la parola.

Lungo l'intervento del professore, ricco di aneddoti e riflessioni. Dall'esame dello stato di abbandono della città, alla carenza di strutture, all'esigenza di sedersi ai tavoli che contano attraverso un rappresentante istituzionale che sia presente in comune, De Benedittis ha toccato pochi ma significativi punti programmatici: l'esigenza di spazi per lo sport, di una politica efficace e capace di mettere insieme il mondo produttivo e gli agricoltori, l'attenzione ai giovani.

E non è mancata qualche stoccata agli avversari, ripercorrendo quella «realtà che ha superato la fantasia» ossia quello stallo politico che ha portato alla caduta dell'amministrazione del sindaco D'Introno dopo appena 4 mesi dal suo insediamento. «Un consiglio: vi stimo amici del centrodestra, ma avete un problema politico. Avete bisogno di una rigenerazione politica interna, passate il turno. Consentite che il gioco democratico si riattivi affinché si possa andare ad una stagione nuova, diversa» è l'appello lanciato agli avversari.

Inevitabile il passaggio sul termine "coalizione", rigettato dallo stesso De Benedittis che ha preferito parlare di "convergenza". Proprio prendendo spunto dalle recenti vicende politiche che hanno caratterizzato la nostra città, il professore ha avviato una riflessione: «Serve un sindaco forte, libero e democratico che non sia deciso sui tavoli delle coalizioni. Il sindaco non nasce da un accordo di coalizione. Può anche nascere così ma non governa e deve stare lì a sopravvivere, a tenere insieme le parti che sfuggono, a tenere insieme i partitini che vogliono spazio. Un sindaco nasce da una passione civile, da un impegno giorno dopo giorno».

E ha continuato parlando in terza persona: «Corrado De Benedittis non è una operazione di marketing, spenti i fari non siamo scomparsi». E ancora: «Perchè i giornali parlano di Corrado De Benedittis? Perché sono un uomo di lotta».

Voltando lo sguardo al recente passato, De Benedittis ha commentato l'importante numero di voti disgiunti ricevuti durante le scorse elezioni: «Su di me ne hanno dette di tutti i colori ma non ho risentimenti. Si dice che ho preso 800 voti da Direzione Italia. Io ho preso 1400 voti in più della mia coalizione. Voti disgiunti che arrivavano dalla città. Qual è il problema? Questo è il valore aggiunto di una candidatura e della capacità di parlare al cuore di una città. Io voglio essere il candidato sindaco di tutta la città che vuole cambiare».

Parlando della Casa della Politica, definendola una "idea geniale", De Benedittis ha espresso il suo pensiero sul valore delle coalizioni: «Proprio perché siamo liberi ci prendiamo il diritto di parlare con tutti senza fare inciuci. La casa della politica è una idea geniale: abbiamo detto che vogliamo rivolgerci ai cittadini e poi alle forze poitiche. Abbiamo fatto un decalogo di valori e abbiamo aperto a tutti, senza delegazioni e in forma assembleare: al macero le coalizioni. Abbiamo avuto una grande risposta che ci rende più forti con Italia in Comune, Italia Viva, Sinistra Italiana, Rifondazione Comunista che sono disposte anche a non comparire e a rinforzare Rimettiamo in moto la città».

E infine, una risposta a PD, APE e Nuova Umanità che avevano posto l'ultimatum su una eventuale utilizzo dello strumento delle primarie per riunire il centrosinista: «Al PD dico che vi stimo e per voi le porte rimarranno sempre aperte. La politica, però, non si fa con gli ultimatum. Con gli ultimatum si fa la guerra»