Da Corato all'Africa il sogno di una studentessa diventa un progetto di vita
L'esperienza della giovane coratina Greta: «Tutti abbiamo delle particolarità, non dobbiamo mascherarle»
domenica 10 aprile 2022
Greta Andrea Bucci, educatrice professionale, racconta la necessità di parlare di autismo, per dare voce ad un mondo che va ascoltato soprattutto col cuore. 26 anni appena compiuti, laurea in educazione professionale delle professioni sanitarie facoltà di medicina nel 2018 a Bari e master di primo livello ABA a Roma, attualmente terapista ABA presso il presidio di riabilitazione "A. Quarto di Palo e Mons. G. Di Donna", Greta è un fiume in piena quando parla dei "suoi" bambini e di come siano cresciuti insieme da quando i loro occhi si sono incontrati.
Come racconteresti l'autismo?
«Se volessi definire l'autismo lo definirei con una citazione incontrata nel mio percorso lavorativo, che diceva "autismo is nu casin n gap". Penso che non ci sia definizione più "appropriata"; sappiamo come l'autismo presenta nel suo essere, diverse peculiarità che si manifestano in maniera diversa in ogni soggetto. Ma molto spesso mi sono chiesta: "in fondo chi non è soggetto a "un casin n gap"?!?". In fondo chi non è mai stato super rigido nelle sue cose come "nell'ordine maniacale". Chi non è mai stato capace di guardare una persona negli occhi; chi non è mai stato capace di accettare un no e andare su tutte le furie; chi non è mai stato ipersensibile nel non sopportare i rumori mentre qualcuno masticava? Nel nostro essere tutti abbiamo particolarità - continua Greta - atteggiamenti che vengono generalmente associati all'autismo, nell'autismo sono, ovviamente più marcate, ma proprio per il loro essere particolarità non dobbiamo mascherarle, accettarle o "integrarle". Tutti criticano i nostri difetti, le nostre particolarità ma nessuno li integra».
Come si rapporta l'educatore con l'autismo?
«Nei loro aspetti più marcati, subentriamo noi, nel mio caso terapisti ABA, i quali non vogliono che le motivazioni e le personalità vengano meno ma cerchiamo di dare ad esse un aspetto più funzionale. Se un bambino non vuole qualcosa generalmente si adopera con tutte le sue abilità a manifestare il suo dissenso e molte lo fa nel modo meno funzionale, chiaro e opportuno, noi, del mondo ABA diciamo che "va in comportamento problema" questo accade perché il bambino non ha gli strumenti per farlo, noi modifichiamo i suoi comportamenti in abilità positive, senza integrare e/o accettare ma semplicemente insegnando un'abilità al bambino che può sfruttare in diversi contesti».
Greta, puoi portarci degli esempi?
«Una testimonianza concreta di quello che voglio trasmettere sulla mia idea di autismo, che mi balza subito in mente, la ritrovo nei miei ricordi sulla mia esperienza di volontariato in Africa, dove il percorso mi ha portato a lavorare in una comunità riabilitativa nella quale ho incontrato un ragazzo autistico, la sua peculiarità era quella di riempire di acqua o latte fino all'orlo del bicchiere, anche se questo significava perde la maggior parte del liquido una volta voltatosi. Abituata a conoscere queste scene, non era tanto la sua rigidità nel riempire il bicchiere che mi stupiva, ma la non curanza di chi gli era intorno, lo sottolineo perché per me questo è per il significato di "integrazione": la non curanza di non vedere le cose in quanto "strane" ma il vederle e considerarle parte dell'essere sé stesso del soggetto».
"L'autismo è una porta speciale, se trovi il coraggio di aprirla si spalancherà il cielo".
Come racconteresti l'autismo?
«Se volessi definire l'autismo lo definirei con una citazione incontrata nel mio percorso lavorativo, che diceva "autismo is nu casin n gap". Penso che non ci sia definizione più "appropriata"; sappiamo come l'autismo presenta nel suo essere, diverse peculiarità che si manifestano in maniera diversa in ogni soggetto. Ma molto spesso mi sono chiesta: "in fondo chi non è soggetto a "un casin n gap"?!?". In fondo chi non è mai stato super rigido nelle sue cose come "nell'ordine maniacale". Chi non è mai stato capace di guardare una persona negli occhi; chi non è mai stato capace di accettare un no e andare su tutte le furie; chi non è mai stato ipersensibile nel non sopportare i rumori mentre qualcuno masticava? Nel nostro essere tutti abbiamo particolarità - continua Greta - atteggiamenti che vengono generalmente associati all'autismo, nell'autismo sono, ovviamente più marcate, ma proprio per il loro essere particolarità non dobbiamo mascherarle, accettarle o "integrarle". Tutti criticano i nostri difetti, le nostre particolarità ma nessuno li integra».
Come si rapporta l'educatore con l'autismo?
«Nei loro aspetti più marcati, subentriamo noi, nel mio caso terapisti ABA, i quali non vogliono che le motivazioni e le personalità vengano meno ma cerchiamo di dare ad esse un aspetto più funzionale. Se un bambino non vuole qualcosa generalmente si adopera con tutte le sue abilità a manifestare il suo dissenso e molte lo fa nel modo meno funzionale, chiaro e opportuno, noi, del mondo ABA diciamo che "va in comportamento problema" questo accade perché il bambino non ha gli strumenti per farlo, noi modifichiamo i suoi comportamenti in abilità positive, senza integrare e/o accettare ma semplicemente insegnando un'abilità al bambino che può sfruttare in diversi contesti».
Greta, puoi portarci degli esempi?
«Una testimonianza concreta di quello che voglio trasmettere sulla mia idea di autismo, che mi balza subito in mente, la ritrovo nei miei ricordi sulla mia esperienza di volontariato in Africa, dove il percorso mi ha portato a lavorare in una comunità riabilitativa nella quale ho incontrato un ragazzo autistico, la sua peculiarità era quella di riempire di acqua o latte fino all'orlo del bicchiere, anche se questo significava perde la maggior parte del liquido una volta voltatosi. Abituata a conoscere queste scene, non era tanto la sua rigidità nel riempire il bicchiere che mi stupiva, ma la non curanza di chi gli era intorno, lo sottolineo perché per me questo è per il significato di "integrazione": la non curanza di non vedere le cose in quanto "strane" ma il vederle e considerarle parte dell'essere sé stesso del soggetto».
"L'autismo è una porta speciale, se trovi il coraggio di aprirla si spalancherà il cielo".