Coronavirus, il Cadum non si ferma ma ha bisogno di strumenti e risorse
Guanti, mascherine e sostegno economico le urgenti necessità dell’associazione di volontariato
sabato 7 marzo 2020
18.38
In questo periodo di emergenza nazionale, molti sono i settori che risentono fortemente della sospensione e del rallentamento delle attività.
Alle disposizioni stabilite dall'ultimo aggiornamento del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 marzo scorso, in materia di misure di precauzione e sicurezza per il contrasto e contenimento del diffondersi del covid-19, si aggiungono poi le misure di Comuni, Diocesi, federazioni sportive, associazioni di categoria.
Ma c'è un comparto che non si ferma ma che, anzi, impiega ancor più risorse e sacrifici, quale quello del volontariato.
A Corato la solidarietà del Centro Aperto Diamoci Una Mano ne è la dimostrazione chiara e tangibile. L'associazione di volontariato, infatti, sta continuando la sua attività quotidiana di preparazione e distribuzione di pasti caldi ai propri utenti indigenti, ma non senza difficoltà. Ed è per questo che fa appello a cittadini e istituzioni affinché la propria opera di vicinanza ai più bisognosi possa garantire anche la sicurezza degli operatori.
«Non ci siamo fermati per non abbandonare i nostri utenti, già segnati da condizioni di vita precarie – dichiara la presidente dell'associazione Vesna Muslić – e continuiamo a cucinare e distribuire circa 30 pasti caldi ogni giorno, anche su espressa richiesta dell'arcivescovo. Ma abbiamo bisogno di adeguati strumenti per poter svolgere la nostra attività di volontariato in assoluta sicurezza e di sostegno economico».
Nelle disposizioni rivolte ai fedeli e agli operatori pastorali, lo scorso 5 marzo, l'arcivescovo Mons. D'Ascenzo stabiliva la chiusura di centri Caritas, "mentre gli operatori si attivino per raggiungere personalmente le famiglie nel bisogno".
«Non siamo un centro Caritas ma svolgiamo attività analoga alle mense. L'arcivescovo ci ha esortati a non chiudere – spiega la presidente – e abbiamo accolto la sua richiesta rispondendo, però, con una nostra richiesta: strumenti per garantire la sicurezza di utenti e operatori, come guanti e mascherine indispensabili per la nostra attività, e sostegno economico per far fronte alle spese eccezionali che questa condizione di emergenza comporta».
Il Cadum sta continuando a distribuire pasti caldi ogni giorno, attenendosi alle indicazioni, all'esterno della struttura, un utente per volta. «Ci è stato chiesto di munirci di guanti e mascherine ma queste ultime sono introvabili. Per questo chiediamo l'aiuto di chiunque abbia facoltà di aiutarci nel reperimento degli strumenti basilari per la sicurezza di utenti e operatori, di istituzioni, oltre che della diocesi, per poter rispettare le istruzioni che la stessa ci impartisce».
«Inoltre, - continua la presidente – facciamo appello alla sensibilità di chiunque possa aiutarci economicamente a sostenere le spese per l'acquisto di contenitori per il cibo da asporto usa e getta e sacchetti per la distribuzione. Ci adoperiamo incessantemente e quotidianamente per essere quanto più vicini possibile a chi affronta situazioni di estrema difficoltà. Ma siamo in difficoltà anche noi e abbiamo bisogno di sostegno concreto».
Alle disposizioni stabilite dall'ultimo aggiornamento del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 marzo scorso, in materia di misure di precauzione e sicurezza per il contrasto e contenimento del diffondersi del covid-19, si aggiungono poi le misure di Comuni, Diocesi, federazioni sportive, associazioni di categoria.
Ma c'è un comparto che non si ferma ma che, anzi, impiega ancor più risorse e sacrifici, quale quello del volontariato.
A Corato la solidarietà del Centro Aperto Diamoci Una Mano ne è la dimostrazione chiara e tangibile. L'associazione di volontariato, infatti, sta continuando la sua attività quotidiana di preparazione e distribuzione di pasti caldi ai propri utenti indigenti, ma non senza difficoltà. Ed è per questo che fa appello a cittadini e istituzioni affinché la propria opera di vicinanza ai più bisognosi possa garantire anche la sicurezza degli operatori.
«Non ci siamo fermati per non abbandonare i nostri utenti, già segnati da condizioni di vita precarie – dichiara la presidente dell'associazione Vesna Muslić – e continuiamo a cucinare e distribuire circa 30 pasti caldi ogni giorno, anche su espressa richiesta dell'arcivescovo. Ma abbiamo bisogno di adeguati strumenti per poter svolgere la nostra attività di volontariato in assoluta sicurezza e di sostegno economico».
Nelle disposizioni rivolte ai fedeli e agli operatori pastorali, lo scorso 5 marzo, l'arcivescovo Mons. D'Ascenzo stabiliva la chiusura di centri Caritas, "mentre gli operatori si attivino per raggiungere personalmente le famiglie nel bisogno".
«Non siamo un centro Caritas ma svolgiamo attività analoga alle mense. L'arcivescovo ci ha esortati a non chiudere – spiega la presidente – e abbiamo accolto la sua richiesta rispondendo, però, con una nostra richiesta: strumenti per garantire la sicurezza di utenti e operatori, come guanti e mascherine indispensabili per la nostra attività, e sostegno economico per far fronte alle spese eccezionali che questa condizione di emergenza comporta».
Il Cadum sta continuando a distribuire pasti caldi ogni giorno, attenendosi alle indicazioni, all'esterno della struttura, un utente per volta. «Ci è stato chiesto di munirci di guanti e mascherine ma queste ultime sono introvabili. Per questo chiediamo l'aiuto di chiunque abbia facoltà di aiutarci nel reperimento degli strumenti basilari per la sicurezza di utenti e operatori, di istituzioni, oltre che della diocesi, per poter rispettare le istruzioni che la stessa ci impartisce».
«Inoltre, - continua la presidente – facciamo appello alla sensibilità di chiunque possa aiutarci economicamente a sostenere le spese per l'acquisto di contenitori per il cibo da asporto usa e getta e sacchetti per la distribuzione. Ci adoperiamo incessantemente e quotidianamente per essere quanto più vicini possibile a chi affronta situazioni di estrema difficoltà. Ma siamo in difficoltà anche noi e abbiamo bisogno di sostegno concreto».