Coronavirus e Telescuola, quando la TV insegnava a leggere
Dal 1958 la didattica a distanza si evolve garantendo l'istruzione di ogni fascia d'età
La sospensione delle attività didattiche con Decreto del 4 marzo scorso, ha visto studenti e docenti attrezzarsi di spirito di intraprendenza, organizzazione e soprattutto strumenti tecnologici per avviare la didattica a distanza per proseguire, sia pur in maniera diversa e sperimentale, il percorso educativo.
Lezioni documentate con dirette, immagini, aneddoti simpatici ma che hanno anche dovuto fare i conti con la difficoltà per alcuni studenti di accedere alla DAD perché privi di dispositivi digitali o di connessione internet.
A supporto del mondo della scuola è scesa in campo anche la televisione pubblica nazionale, modificando e implementando il proprio palinsesto su canali dedicati all'istruzione. Inglese, Letteratura, Storia, Matematica, Scienze, Biologia, Filosofia, Storia dell'arte, ogni giorno, dal 9 marzo, Rai Cultura, Rai Scuola, Rai Storia-Rai3, Rai Ragazzi e RaiPlay garantiscono lezioni, approfondimenti e suggerimenti agli studenti di ogni età.
Da oggi, 27 aprile, il canale Rai Scuola avvia Scuola@Casa Maturità, un programma di formazione specifico dedicato agli studenti che affronteranno l'Esame di Stato, con lezioni di 30 minuti tenute da docenti universitari, Accademici della Crusca e Accademici dei Lincei per aiutare gli studenti ad affrontare la prova di maturità. Parte da stasera anche il programma Scuola@casa magazin nel quale vari esperti analizzeranno problematiche del mondo della scuola e indirizzi di orientamento per il futuro.
Una collaborazione, quella tra Rai e Miur, che riporta indietro nel tempo agli albori del servizio televisivo pubblico, quando, il 3 gennaio 1954 si accese la prima tv in Italia. Quella della didattica a distanza e della Telescuola, è infatti una delle innovazioni peculiari lanciate nel nostro paese proprio con l'avvento della televisione.
L'Italia del 1954 era fondamentalmente rurale con alti livelli di analfabetismo e per gli italiani la TV non rappresentò soltanto una finestra sul mondo e uno strumento di intrattenimento, ma anche l'occasione per imparare l'italiano.
Nel 1958 nacque, infatti, il progetto di Telescuola, un programma televisivo sperimentale della Rai, realizzato con il sostegno del Ministero della Pubblica Istruzione, diretto a consentire il completamento del ciclo di istruzione obbligatoria ai ragazzi residenti in località prive di scuole secondarie. Quella di Telescuola fu un'esperienza umana e didattica straordinaria che in sei anni avrebbe permesso di entrare in contatto con gruppi di ascolto sparsi in piccoli centri di tutta Italia, contribuendo, di fatto, all'alfabetizzazione del Paese.
Il progetto fu poi integrato nel 1960 dal programma "Non è mai troppo tardi", un 'Corso di istruzione popolare per il recupero dell'adulto analfabeta' condotto dal maestro e pedagogo Alberto Manzi. Fino al 1968 il programma ha avuto lo scopo didattico di insegnare a leggere e a scrivere agli italiani che non ne erano ancora in grado, pur avendo superato l'età scolare. Vere e proprie lezioni per classi formate da adulti analfabeti, nelle quali venivano utilizzate le tecniche di insegnamento moderne, quelle che oggi definiremmo "multimediali", come filmati, supporti audio, dimostrazioni pratiche, oltre a schizzi e bozzetti rapidi disegnati dal maestro su una lavagna a grandi fogli.
Un piccolo segnalibro nella storia dell'istruzione italiana, quindi, con l'ambizione di smorzare ogni timore sulla Didattica a distanza ai tempi del coronavirus e che ci ricorda che, malgrado le difficoltà, la cultura, la crescita e la formazione degli studenti non temono la sperimentazione.