C'era una volta "La Matine de la Chiàzze", oggi "La Mattina degli Auguri. FOTO

In memoria di quella che fu per Corato la mattina della vigilia di Natale

lunedì 24 dicembre 2018 7.58
A cura di Aldo Diaferia
Il XXI è il secolo delle grandi trasformazioni, dei profondi mutamenti, del progresso teconologico-scientifico che come un fiume in piena inonda la quasi totalità del globo, spargendo le sue acque un po' ovunque, bagnando quasi indistintamente tutti i Paesi che popolano la Terra. Il XXI è il secolo della globalizzazione, del mondo inteso come "Villaggio globale" per dirla alla McLuhan. Villaggio globale, un ossimoro, un geniale dipinto del mondo per come si presenta oggi segnato dall'evoluzione dei mezzi di comunicazione che riducendo le distanze e garantendo comunicazioni in tempo reale, hanno di fatto ridotto il mondo alle dimensioni metaforiche di un piccolo villaggio di cui tutti gli abitanti del pianeta ne fanno parte.

In questo metaforico villaggio contraddistinto dall'interconnessione tra società, economie, esperienze e visioni del mondo, la gente lavora, si sposta, ama, si sposa, cresce, viene educata, vive e pensa seguendo canoni internazionali (Beck 2003). Lo spazio esperienziale non coincide più con lo spazio nazionale o locale e teoricamente, proprio le ristrette realtà locali, con le loro tradizioni, usi, costumi, si perdono nel mare magnum del globale.

Oggi è il 24 dicembre, la vigilia del "Santo" Natale, festività di per sé svuotata negli anni della sua reale essenza. Santo Natale, un tempo forse. Il Natale infatti, sta perdendo sempre più la sua santità, piegato com'è alle seduzioni del consumismo, prodotto di un mondo globalizzato e globalizzante. L'icona stessa del Natale, quel Santa Claus trasformato in chiave consumistica e pubblicitaria, sfruttato fino all'estremo da una delle più grandi multinazionali del pianeta, è un ulteriore conferma alla riflessione che sto portando avanti.

Ma dicevamo, oggi è il 24 dicembre, la vigilia del Santo Natale e qui a Corato per anni i cittadini hanno conservato la tradizionale usanza di scendere in piazza all'alba per "fare la spesa". L'obbiettivo era quello di accaparrarsi i prodotti migliori e nello stesso tempo, aver il modo di avviare sin dalle prime ore del mattino, le preparazioni culinarie per il cenone.

C'era una volta "La Matine de la Chiàzze". Sembra quasi l'inizio di una di quelle fiabe che si raccontano ai bambini e tale lo è diventato per davvero, quel magico racconto, a tratti nostalgico che i più grandi non perdono occasione di rivivere nel ricordo e nel racconto, ogni anno in questa data, come a rievocare la storia della loro infanzia, la storia di Corato, di un paese come tanti ormai travolto dall'ebbrezza del XXI secolo, depotenziato dalle sue tradizioni, sradicato o quasi dalle sue radici, pressoché privato della sua identità.

C'era una volta a Corato, in un passato non troppo lontano, "La Matine de la Chiàzze", un evento a cui tutti gli abitanti partecipavano con entusiasmo e fervore. Piazze adornate da mille varietà di alimenti, gli odori, i suoni del paese in fermento, il calore delle gente, tutto in una magica atmosfera destinata un giorno a svanire per tornare a rivivere solo nei ricordi di chi quella mattina in piazza l'ha vissuta per davvero.

Sembrerebbe un ottimo spunto per un racconto, un racconto ahimè dal finale amaro, pur tuttavia il racconto di una storia vera, realmente accaduta e perdurata negli anni.

La piazza, il palcoscenico sul quale questa fiaba prendeva vita, l'antica piazza del pesce, è da tempo rasa al suolo e al suo posto oggi sorge una nuova e moderna piazza Di Vagno, segno di un paese che vuole voltare le spalle al proprio passato proiettandosi in un epoca avanguardistica ispirata al cambiamento a tutti i costi, un cambiamento considerato necessario al fine di restare ancora in gara in una corsa sfrenata volta ad intercettare la domanda della popolazione, una domanda spesso influenzata dalla logica omologante di un popolo che con gli occhi fissi sui propri schermi, quasi come fosse affacciato ad una finestra che dà sul mondo, vede ed è consapevole di ciò che vi è fuori, in altri Paesi, in altre realtà.

Anche i "piccoli" commercianti del centro storico, un tempo protagonisti dell'affascinante spettacolo de "La Matine de la Chiàzze" a cui prendevano parte allestendo le proprie bancarelle e adornandole di ogni sorta di varietà ittiche e ortofrutticole, da un po' di anni sembra abbiano dismesso i propri panni lasciando tristemente il loro palcoscenico senza la meritata e dovuta ovazione.

Il silenzio ha accompagnato la loro fuoriuscita di scena, un silenzio che sa di amarezza, un silenzio che sa di sconfitta, un silenzio dettato dalla consapevolezza della loro sconfortante inadeguatezza rispetto ai tempi che corrono, dove il piccolo negoziante, figuriamoci l'ambulante, deve purtroppo lasciare il posto al grosso centro commerciale.

È la classica scena del pesce grosso che mangia il pesce piccolo e attorno, il silenzio di un'intera comunità che, impotente si limita ad assistere inerme alla carneficina, assecondandone la logica.

Non c'è più la piazza, non ci sono più i commercianti, niente attori, niente più palcoscenico, a Corato non c'è più "La Matine de la Chiàzze".
E allora ai coratini non resta altro che scambiarsi gli auguri di un Felice Natale, cercando in qualche modo di rievocare quella che un tempo era una forte tradizione.

Oggi è il 24 dicembre, la vigilia del Natale e questa mattina i coratini sono ugualmente scesi in piazza per quella che è diventata "La Mattina degli Auguri", un'evento organizzato dalla Pro Loco "Quadratum", che ha animato le strade del centro storico con un ricco programma di intrattenimento.

Alle 5.30 del mattino, come di consueto c'è stata l'inaugurazione del Presepe curato dal Liceo Artistico "Federico II Stupor Mundi" nel chiostro di città. A seguire, la parata di elfi e mascotte Disney , con spettacolo iniziale su Via Duomo. Non poteva mancare la casetta di Babbo presente in Largo Plebiscito, con lui in persona pronto ad accogliere grandi e piccini che hanno potuto lasciare le proprie letterine nella buca-lettere e avuto la possibilità di farsi fotografare con babbo Natale; la sua slitta in Piazza Cesare Battisti e gli elfi con l'animazione ed uno speciale trucca-bimbi su Via Duomo-angolo Via Roma.

A completare il programma, il coro gospel in chiesa Matrice, la Cover Band Gazzè in piazza Di Vagno e la parata finale lungo il corso cittadino di elfi e mascotte Disney con esibizione in Piazza Vittorio Emanuele.

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Tutto molto bello: elfi, mascotte Disney, Babbo Natale, musica gospel. Una fantastica combinazione di clichè natalizi comuni in tutte le parti del mondo o quasi. Il segno di un processo di globalizzazione che avanza e impregna ogni aspetto della quotidianità. Elementi fiabeschi che piacciono e attecchiscono in ogni dove che quest'anno hanno preso il posto di un'antica tradizione che andava a definire il volto di una comunità, quella coratina, oggi priva di un suo importantissimo tratto identitario.

C'era una volta "La Matine de la Chiàzze"… questa era la storia che Corato si meritava di rivivere ancora e ancora, oggi e negli anni a seguire perché questa non è una semplice storia, è la nostra storia, un bellissimo racconto intriso di forti emozioni e come tutte le cose belle, meritava di resistere ancora e tramandarsi negli anni.

Zygmunt Bauman, noto sociologo, filosofo e accademico polacco parlava di "glocalizzazione" in opposizione al concetto più volte citato e alle volte abusato di globalizzazione. Con glocalizzazione, Bauman intendeva il locale e il globale come due lati della stessa medaglia, considerando la comunità locale come il fondamento della società in ogni epoca, la base affinchè un comunità, forte delle sue radici, potesse proiettarsi con esse in una dimensione globale di scambi e interazioni.

Corato oggi ha perso la sua tradizionale mattina della piazza, oggi diventata La Mattina degli auguri. Il vero augurio sarebbe quello di un ritorno al passato negli anni a seguire. Un vero e proprio paradosso, andare avanti con l'augurio di tornare indietro, un paradosso che dipinge uno scenario in cui le piazze di Corato tornerebbero almeno il 24 dicembre, a pullulare di commercianti, di gente, di vita. Ma per adesso, questo non può che rimanere il nostro augurio.

C'era una volta "La Matine de la Chiàzze".
Fine della storia.