Arresto magistrati, testimone chiave è il coratino Flavio D'Introno
Le sue rivelazioni determinanti per gli arresti
martedì 15 gennaio 2019
11.42
Particolari inquietanti emergono dall'interregatorio all'imprenditore Flavio D'Introno su Antonio Savasta e Michele Nardi, rispettivamente ex pubblico ministero e gip presso il Tribunale di Trani, arrestati e condotti in carcere su disposizione della magistratura salentina. Le accuse sono di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari e falso per fatti commessi tra il 2014 e il 2018 quando erano in servizio a Trani.
D'Introno, a seguito della sentenza definitiva di condanna nel procedimento nel quale era coinvolto, avrebbe deciso di raccontare tutto quello che gli era capitato su consiglio dello stesso Savasta, senza però fare riferimento alla sua persona. Il rapporto tra Nardi e d'Introno inizia con l'apertura dell'indagine tramite un amico in comune.
«Mi fece incontrare Nardi - si apprende dagli interrogatori e pubblicati sulla Gazzetta del Mezzogiorno – dopo che mi aveva imposto di consegnargli 30 mila euro per la sola organizzazione dell'incontro visto che (l'amico, ndr) aveva detto che incontrare Nardi non era semplice». Due mesi dopo, D'Introno viene arrestato ma è solo dopo il secondo arresto che il rapporto tra i due s'intensifica.
«Lui aveva diverse amanti a Roma e mi disse che gli servivano circa 500 euro al giorno per mantenere il suo tenore di vita. Quindi io dovevo pagare. Ogni 10-15 giorni io consegnavo soldi in contanti a Nardi, mille, duemila, cinquemila euro. Lui mi diceva che gli servivano per fare cene con i giudici, doveva organizzare meeting in modo da stabilire contatti più stretti sempre per aggiustare le cose mie. Nardi una settimana prima del verdetto di primo grado mi disse che la situazione era grave e che mi avrebbero condannato e che servivano due milioni di euro, perché i giudici erano particolarmente difficili (…). Io però mi rifiutai perché non avevo quella disponibilità economica. Al mio rifiuto Nardi mi disse che sarebbe riuscito a farmi sparire potendo contare sull'amicizia di esponenti di Gadio e dei servizi segreti. Credo che il Nardi sia massone. Spesso mi ha parlato di contesti del genere e del fatto che partecipava a sedute esorcistiche e a corsi per studio delle menti con il padre Amorth».
D'Introno ha anche affermato di aver pagato i lavori di ristrutturazione di una villa a Trani di proprietà della moglie di Nardi. «Si trattava in realtà di un terreno del valore di 12 mila euro e di una costruzione che era praticamente un rudere. Ho curato e pagato i lavori di ristrutturazione per circa 600 mila euro. Aggiungo che Nardi, oltre a farmi firmare il contratto di comodato, mi ha fatto pagare 200 mila euro annui di affitto dal 2012, nonostante di fatto la villa pur se intestata alla moglie fosse mia, visto che l'avevo pagata tutta io».
Con Savasta, invece, il rapporto sarebbe nato nel 2010: il pm si sarebbe interessato per bloccare alcune cartelle esattoriali. «Nardi mi disse che Savasta voleva dei soldi per il processo delle cartelle esattoriali e nel novembre 2012 ho consegnato la somma di 100 mila euro. Con Savasta ho parlato dei 100 mila euro richiesti da Nardi ma lui mi ha riferito di non aver preso soldi».
Savasta avrebbe anche promesso a D'Introno di racimolare dei soldi, circa 50-60 mila euro, per consentigli di fuggire alle Seychelles dopo che la condanna del secondo, a partire dal 3 ottobre diventò definitiva. «Credo sia dispiaciuto per me anche preoccupato dal fatto che io possa rendere dichiarazioni contro di lui».
Ad inchiodare definitivamente Savasta, infine, alcune registrazioni telefoniche fatte da D'Introno in cui concorda la linea difensiva sua e di Nardi.
D'Introno, a seguito della sentenza definitiva di condanna nel procedimento nel quale era coinvolto, avrebbe deciso di raccontare tutto quello che gli era capitato su consiglio dello stesso Savasta, senza però fare riferimento alla sua persona. Il rapporto tra Nardi e d'Introno inizia con l'apertura dell'indagine tramite un amico in comune.
«Mi fece incontrare Nardi - si apprende dagli interrogatori e pubblicati sulla Gazzetta del Mezzogiorno – dopo che mi aveva imposto di consegnargli 30 mila euro per la sola organizzazione dell'incontro visto che (l'amico, ndr) aveva detto che incontrare Nardi non era semplice». Due mesi dopo, D'Introno viene arrestato ma è solo dopo il secondo arresto che il rapporto tra i due s'intensifica.
«Lui aveva diverse amanti a Roma e mi disse che gli servivano circa 500 euro al giorno per mantenere il suo tenore di vita. Quindi io dovevo pagare. Ogni 10-15 giorni io consegnavo soldi in contanti a Nardi, mille, duemila, cinquemila euro. Lui mi diceva che gli servivano per fare cene con i giudici, doveva organizzare meeting in modo da stabilire contatti più stretti sempre per aggiustare le cose mie. Nardi una settimana prima del verdetto di primo grado mi disse che la situazione era grave e che mi avrebbero condannato e che servivano due milioni di euro, perché i giudici erano particolarmente difficili (…). Io però mi rifiutai perché non avevo quella disponibilità economica. Al mio rifiuto Nardi mi disse che sarebbe riuscito a farmi sparire potendo contare sull'amicizia di esponenti di Gadio e dei servizi segreti. Credo che il Nardi sia massone. Spesso mi ha parlato di contesti del genere e del fatto che partecipava a sedute esorcistiche e a corsi per studio delle menti con il padre Amorth».
D'Introno ha anche affermato di aver pagato i lavori di ristrutturazione di una villa a Trani di proprietà della moglie di Nardi. «Si trattava in realtà di un terreno del valore di 12 mila euro e di una costruzione che era praticamente un rudere. Ho curato e pagato i lavori di ristrutturazione per circa 600 mila euro. Aggiungo che Nardi, oltre a farmi firmare il contratto di comodato, mi ha fatto pagare 200 mila euro annui di affitto dal 2012, nonostante di fatto la villa pur se intestata alla moglie fosse mia, visto che l'avevo pagata tutta io».
Con Savasta, invece, il rapporto sarebbe nato nel 2010: il pm si sarebbe interessato per bloccare alcune cartelle esattoriali. «Nardi mi disse che Savasta voleva dei soldi per il processo delle cartelle esattoriali e nel novembre 2012 ho consegnato la somma di 100 mila euro. Con Savasta ho parlato dei 100 mila euro richiesti da Nardi ma lui mi ha riferito di non aver preso soldi».
Savasta avrebbe anche promesso a D'Introno di racimolare dei soldi, circa 50-60 mila euro, per consentigli di fuggire alle Seychelles dopo che la condanna del secondo, a partire dal 3 ottobre diventò definitiva. «Credo sia dispiaciuto per me anche preoccupato dal fatto che io possa rendere dichiarazioni contro di lui».
Ad inchiodare definitivamente Savasta, infine, alcune registrazioni telefoniche fatte da D'Introno in cui concorda la linea difensiva sua e di Nardi.