Anziana donna trovata morta in casa, il figlio è accusato di omicidio
Il 3 maggio la seconda udienza con l'escussione dei carabinieri e dei soccorritori
mercoledì 10 aprile 2019
16.58
Si incentrerà sull'interrogatorio dei primi carabinieri giunti in Via Marazabotto e dei soccorritori, che però non poterono far altro che constatare il decesso, la seconda udienza del processo a carico di un 52enne coratino, accusato a piede libero dell'omicidio dell'86enne madre Teresa Di Palma, trovata morta nella sua abitazione l'11 giugno 2017.
Il processo è iniziato davanti alla Corte d'Assise di Trani e proseguirà il 3 maggio quando oltre all'escussione dei testimoni indicati dal pubblico ministero Alessandro Pesce sarà conferito incarico ad un perito per comparare le tracce di sangue rinvenute nell'abitazione della donna coi campioni di dna prelevati ad alcuni suoi familiari.
Il 52enne fu l'ultima persona che si sappia ad aver visto la madre in vita (la sera del 10 giugno) ma ciò per la difesa (avvocati Renato Bucci e Luisa Addario) ciò non equivale a dire che sia lui l'assassino.
L'uomo dunque, ha sempre respinto l'accusa di omicidio.
Le indagini dei Carabinieri si conclusero ipotizzando che il delitto avvenne per futili motivi, all'apice di una discussione tra il figlio e la madre che "soffriva di sindrome demenziale". L'autopsia accertò che la morte fu dovuta ad insufficienza respiratoria, ad asfissia provocata dall'immobilizzazione e dal soffocamento dell'anziana.
I fratelli dell'imputato sono costituiti parte civile con gli avvocati Antonella Parrotta e Michele Musci.
Il processo è iniziato davanti alla Corte d'Assise di Trani e proseguirà il 3 maggio quando oltre all'escussione dei testimoni indicati dal pubblico ministero Alessandro Pesce sarà conferito incarico ad un perito per comparare le tracce di sangue rinvenute nell'abitazione della donna coi campioni di dna prelevati ad alcuni suoi familiari.
Il 52enne fu l'ultima persona che si sappia ad aver visto la madre in vita (la sera del 10 giugno) ma ciò per la difesa (avvocati Renato Bucci e Luisa Addario) ciò non equivale a dire che sia lui l'assassino.
L'uomo dunque, ha sempre respinto l'accusa di omicidio.
Le indagini dei Carabinieri si conclusero ipotizzando che il delitto avvenne per futili motivi, all'apice di una discussione tra il figlio e la madre che "soffriva di sindrome demenziale". L'autopsia accertò che la morte fu dovuta ad insufficienza respiratoria, ad asfissia provocata dall'immobilizzazione e dal soffocamento dell'anziana.
I fratelli dell'imputato sono costituiti parte civile con gli avvocati Antonella Parrotta e Michele Musci.