Addio a Paolo Villaggio, D'Introno: «Un angolo di piazza Abbazia alla sua memoria»
Il presidente della commissione cultura ricorda l'attore, protagonista del film "Io speriamo che me la cavo"
lunedì 3 luglio 2017
10.21
E' morto a Roma Paolo Villaggio. L'attore si è spento questa mattina alle 6 all'età di 84 anni. Era ricoverato dai primi di giugno nella clinica privata Paideia di Roma dopo essere stato seguito anche dal policlinico Gemelli.
Genovese purosangue, è stato scrittore e autore, protagonista di una stagione storica dell'intrattenimento, tra grande schermo, radio e tv. Ha dato il volto a mille personaggi entrati nell'immaginario collettivo, primo fra tutti il ragionier Ugo Fantozzi ed ha vestito i panni del maestro Marco Tullio Sperelli nel film "Io speriamo che me la cavo", per la regia di Lina Wertmuller, girato in parte anche a Corato.
Era il 1992 quando la troupe del film giunse a Corato, fermandosi nei veicoli di un centro storico diroccato, simbolo del degrado più assoluto. In quell'occasione i coratini ebbero modo di vedere da vicino e direttamente all'opera uno dei più grandi attori del cinema italiano, Paolo Villaggio.
Quell'esperienza viene ricordata anche dal presidente della commissione cultura Giuseppe D'Introno in un post sulla sua pagina Facebook.
«Ti ricordo benissimo quando arrivasti nella nostra "sgarruppata" Corato . Ti mostrasti subito come una persona per bene, semplice e rispettosa.
In quel film anche io ho avuto una piccola parte durante la scena finale, vestivo i panni di confratello della Confraternita di San Giuseppe mentre il treno con a bordo il maestro Sperelli andava via. Il film "io speriamo che me la cavo" fu girato qui perchè la nostra "Corato vecchia" era ideale in quanto ricordava - ahimè- il sud abbandonato e cadente. Secondo la Wertmuller, "posti così" non erano stati trovati neanche nel napoletano» scrive il presidente D'Introno.
E alla fine lancia la proposta: «Quello slargo malridotto del fantomatico paese di Corzano - grazie alla nostra attenzione amministrativa e politica- oggi è una deliziosa piazza del bellissimo centro antico. Mi auguro che - prima o poi - si possa intitolare un angolo di Piazza Abbazia a Paolo Villaggio così da ricordare per sempre questo grande e insuperabile artista».
Genovese purosangue, è stato scrittore e autore, protagonista di una stagione storica dell'intrattenimento, tra grande schermo, radio e tv. Ha dato il volto a mille personaggi entrati nell'immaginario collettivo, primo fra tutti il ragionier Ugo Fantozzi ed ha vestito i panni del maestro Marco Tullio Sperelli nel film "Io speriamo che me la cavo", per la regia di Lina Wertmuller, girato in parte anche a Corato.
Era il 1992 quando la troupe del film giunse a Corato, fermandosi nei veicoli di un centro storico diroccato, simbolo del degrado più assoluto. In quell'occasione i coratini ebbero modo di vedere da vicino e direttamente all'opera uno dei più grandi attori del cinema italiano, Paolo Villaggio.
Quell'esperienza viene ricordata anche dal presidente della commissione cultura Giuseppe D'Introno in un post sulla sua pagina Facebook.
«Ti ricordo benissimo quando arrivasti nella nostra "sgarruppata" Corato . Ti mostrasti subito come una persona per bene, semplice e rispettosa.
In quel film anche io ho avuto una piccola parte durante la scena finale, vestivo i panni di confratello della Confraternita di San Giuseppe mentre il treno con a bordo il maestro Sperelli andava via. Il film "io speriamo che me la cavo" fu girato qui perchè la nostra "Corato vecchia" era ideale in quanto ricordava - ahimè- il sud abbandonato e cadente. Secondo la Wertmuller, "posti così" non erano stati trovati neanche nel napoletano» scrive il presidente D'Introno.
E alla fine lancia la proposta: «Quello slargo malridotto del fantomatico paese di Corzano - grazie alla nostra attenzione amministrativa e politica- oggi è una deliziosa piazza del bellissimo centro antico. Mi auguro che - prima o poi - si possa intitolare un angolo di Piazza Abbazia a Paolo Villaggio così da ricordare per sempre questo grande e insuperabile artista».