Comizio Pasquale D'Introno
Comizio Pasquale D'Introno
Politica

D'Introno scatenato, dal palco i retroscena della più grave crisi amministrativa di Corato

In quaranta minuti l'ex sindaco racconta la sua verita. IL VIDEO

È un Pasquale D'Introno inedito, molto diverso da quello che siamo stati abituati a vedere sui palchi della campagna elettorale, quello che si è presentato dinanzi ad una piazza gremita nella serata di ieri per raccontare la sua verità in merito ai fatti politici che hanno portato alla fine della sua amministrazione dopo soltanto 88 giorni da sindaco.

Un Pasquale D'Introno determinato, grintoso, deluso e a tratti arrabbiato che si è concesso un momento di chiarezza abbandonandosi talvolta allo sfogo. Accanto a lui chi è restato al suo fianco sino all'ultimo: gli assessori uscenti Di Bartolomeo, Di Ciommo, Cannillo e Roselli, gli ex consiglieri comunali Testino e Sannicandro. Per la prima volta Pasquale D'Introno non è rimasto solo sul palco.

In tanti attendevano di ascoltare direttamente dalla voce dell'ormai ex sindaco i motivi della crisi amministrativa, il perché delle sue dimissioni, il perché di una giunta diversa da quella concordata con le altre forze di maggioranza.

Un fiume in piena che ha alternato momenti di pacatezza a momenti di intensa passione.

«Non sono qui per difendermi, non devo riparare al concetto di tradimento che mi viene associato da alcuni dei 12 firmatari» ha esordito D'Introno.

«Sono sempre stato da solo sui palchi e questo sin da subito mi ha fatto riflettere. Non ho voluto buttare all'aria alcun patto sulla giunta, perché patti non c'erano se non nelle stanze di qualcuno» ha detto D'Introno entrando subito in argomento.

Il suo racconto parte dalle primarie che lo videro contrapposto a Luigi Menduni, esponente della Lega. «Nel febbraio scorso fui chiamato dal signor Luigi Perrone per rendermi disponibile ad un percorso politico nuovo come esponente della città civile. Mi mostrava un sondaggio dal quale si evidenziava la difficoltà di far emergere un nominativo di Direzione Italia. In pole position c'era Corrado De Benedittis: per questo si richiese il mio intervento. In molti non mi conoscevano. Mi confrontai con la mia famiglia e scelsi di accettare. Mi fu chiesto di partecipare anche alle primarie con il candidato della Lega. C'è stato un gran movimento di popolo il 24 marzo, con 3300 persone che sono venute a votare. Nessuno si aspettava che prendessi 2500 voti. Dopo questa votazione non si è capito più niente» rivela D'Introno.

«VI ricordate il movimento presente nel comitato elettorale di Massimo Mazzilli? Invece nel mio comitato non c'era nessuno. Ero isolato. Ero io che aprivo al mattino e chiudevo la sera il comitato. Questo già mi faceva pensare che mi volevano far perdere facendomi assumere anche le responsabilità della sconfitta. Persino sulla fotografia elettorale si è discusso con Direzione Italia. Anziché lavorare sui programmi ci si fermava su questi argomenti. Mi meravigliavo che un partito strutturato, che ha avuto al suo interno un senatore e un sindaco uscente si soffermasse su queste cose. Ho scritto il programma anche nel giorno di Pasqua e l'ho condiviso con la coalizione. E quel programma non l'ho tradito anzi l'ho portato avanti anche da solo in comune» ha continuato l'ex sindaco.

Acceso il passaggio sulla mancata nomina dei revisori dei conti: «Una cosa impossibile! Una nomina tecnica che ha bloccato la possibilità di usare 1milione di euro di avanzo di bilancio. Non abbiamo avuto la possibilità di votare un debito fuori bilancio di 280mila euro a favore dell'Asipu».

E finalmente un passaggio sulle sue dimissioni. «Dopo la vittoria elettorale si sono impiegati 45 giorni per una giunta che non arrivava. La giunta è una attività fondamentale per la gestione del paese, non è solo una poltrona. In questi 45 giorni ho detto di volere la giunta politica, li ho lasciati liberi di fornirmi dei nomi che io potessi valutare così da mettere vicino a me persone di fiducia, perché chi risponde degli assessori è il sindaco. Riunioni fiume inconcludenti alle quali ho partecipato in silenzio. Il giorno 20 ci fu un colloquio animato con Pasquale Pomodoro sulla indicazione obbligatoria di un nominativo di Forza Italia in contrasto con le mie indicazioni di avere nomi diversi dalle precedenti amministrazioni. Questo ha generato una grossa opposizione da parte di Direzione Italia, anche se non capisco se Direzione Italia rappresentava se stessa o altri partiti. La sera del 21 si è discusso della necessità di avere una giunta, ma siamo usciti da quella riunione senza giunta».

Pasquale D'Introno fa un passaggio molto importante sull'inizio della perdita di fiducia nei confronti del segretario generale: «Dopo la riunione del 21 chiesi al segretario generale se si potesse andare in consiglio e non affrontare il punto sulla giunta. Mi rispose di sì. Nonostante tutto subito dopo la riunione sono stato costretto a richiamare persone della coalizione per dire che non intendevo andare in consiglio senza giunta. Successivamente sono stato contattato dal segretario generale che mi diceva il contrario di quanto mi aveva riferito la sera prima. Questo mi ha portato a presentare le dimissioni perché non sono un burattino e le pressioni sui nomi non le tollero. Era l'unico modo per rimettere in discussione il percorso politico».

La mattina del 22 luglio, come si ricorderà, Pasquale D'Introno arrivò in consiglio senza giunta e dimissionario. Inoltre non si riuscì ad eleggere il presidente del consiglio comunale. «Questo determinò ulteriore tensione perché fu un atto a mia insaputa» spiega D'Introno. Poi gli incontri a Bari, l'intervento delle segreterie regionali e l'apertura ad azzerare la giunta «previa comunicazione dei nomi». «Nessun patto è stato tradito: aspettavamo i nominativi e nessuno ci ha detto che l'azzeramento doveva avvenire entro le 12 del 5 settembre».

Una data strategica secondo Pasquale D'Introno: «Mi è stato detto: la misura è colma quando ho scelto di revocare il segretario generale. Ma il segretario generale è un politico o un impiegato?». E spiega il perché dell'ultimatum al 5 settembre: «Il 6 settembre si sarebbero chiuse le selezioni per il nuovo segretario generale, ed io avrei potuto nominarne uno nuovo. E questo mi è stato impedito. Oggi parlo affinché voi possiate ricordare quello che è accaduto: non dare la possibilità a chi è stato eletto di poter lavorare è una cosa che fa paura».

D'Introno rivendica alcune azioni svolte e pone attenzione su alcuni problemi individuati nel breve periodo di sua amministrazione.
«Mi chiedevo come mai ci troviamo un debito alto nei confronti dell'Asipu? C'erano somme per un milione e 800mila euro per lavori che non avevano un responsabile del procedimento. Appena arrivato il dirigente all'urbanistica sono iniziati i controlli. E questo non è andato bene».

L'unico esponente dell'opposizione chiamato in causa nel corso del comizio dall'ex primo cittadino è Corrado De Benedittis. «Ha detto: pacta sunt servanda. Come fai a parlare in questi termini? Non ti rendi conto dello stato di necessità di questo paese? Questo vuol dire che tu sei pilotato e ricordo che all'indomani del 26 maggio si parlava di 800 voti disgiunti, andati da Direzione Italia a Corrado De Benedittis. Chi è l'elettore di Corrado De Benedittis che vota Direzione Italia? Mi sembra tanto un inciucio».

«Ho visto il mercato delle pecore, consiglieri comunali sfilati dai partiti». E sull'ex consigliere Tedeschi: «Dopo due ore di discussione tra noi è andato al soppalco di viale Cadorna (dal senatore Perrone, ndr). Che uomo sei?». E su Porro e Mastrodonato (FdI): «Sono venuti a trovarmi la mattina del 5 settembre chiedendomi di revocare la disposizione del segretario. Qual è il loro problema? Dopo due ore hanno firmato. Ma secondo voi il notaio avrebbe potuto terminare un atto in due ore? L'atto era già pronto, mancava solo una firma di chi poi non ha firmato (riferimento implicito a De Benedittis, ndr)».

E in conclusione un passaggio sul futuro: «Non so cosa farò. Continuerò nel mio impegno per la città. Costruirò barriere contro l'oppressione e vorrò con me persone oneste e trasparenti».
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